Vittime Vendicative

In Cambiamento
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Doveva arrivare un nuovo momento di scoperta. Da un po’ di tempo non avevo dal Cielo qualche segno Divino che mi illuminasse la via. E’ accaduto lunedì mattina. Un bel giorno, quando tutto ricomincia e ti senti che hai tutto quello che serve per essere quello che vuoi e per rendere felici tutti quelli che incontri.

Tutti … quasi tutti.
Mentre mi fermo a bere il caffè e penso a quanto piccole le soddisfazioni possono essere per darti un grande piacere non mi accorgo delle nuvole che si addensano all’orizzonte.
Devo depositare tre assegni da poche centinaia di euro l’uno.
Non è mica roba da poco.
Io ancora non lo so alle 8,15 di lunedì mattina ma la Storia della Bancaria , quella con la S e con la B maiuscola è lì che attende e mi farà sputare tutto quel buon sapore di caffè e amorevolezza per il prossimo che si diffonde dal mio palato al mio intero essere.
Sto per incontrare LEI.
L’inflessibile e serissima impiegata della Banca. Banca che non ho scelto ma che per conto di una altra Banca ritira gli effetti e li deposita con una triangolazione sul mio conto.
Io sono il cliente di un altro Istituto, so che per svolgere questo lavoro si fanno anche pagare e già da più di 3 anni deposito il mio denaro a questo sportello.
L’austera Impiegata ha già tentato di farmi sentire inadeguato e anche un po’ sfruttatore in altre operazioni di deposito. “Lei sa che può avere un conto anche qui e le converrebbe … lei sa che la sua Banca non ha sportelli … lei sa che …” e io lo so…lo so…so tutto… Solo che ho già un conto e non ho nessuna voglia di cambiarlo.
“Lei sbaglia a non cambiare…”…lo so…lo so..ci scrivo libri su quanto costa non cambiare anche se non parlo di conti correnti.
Non mi guarda mai in faccia però.
Mi chiede, quando trovo lei, tutta una serie di requisiti e documenti da fare sembrare il prelievo di un detenuto a Guantanamo una passeggiata…per fortuna io i soldi li devo lasciare li.
Di solito lei mi guarda con fare accusatorio anche quando in tutti questi anni allo sportello ci sono ragazzetti tanto simpatici quanto cassieri improvvisati.
Beh… io apprezzo che un dipendente cerchi di portare clienti alla sua azienda. Ci manca altro. Anzi, provo anche un po’ di ammirazione, ma non so che errore sto facendo.
Mai pietà per il proprio carnefice, è la sindrome di Stoccolma. Non la voglio io.
L’errore si dispiega oggi, dopo tre anni di depositi incappo in lei, lunedì mattina, sono il primo cliente.
Ho aspettato anche dieci minuti l’apertura per essere il primo e poi arrivare in ufficio in tempo.
Entro, preparato come Juri Chechi alle Olimpiadi di Atene.
Ho tutto, documenti, IBAN, CC, Carta d’Identità, copie delle vecchie distinte. NON MANCA NULLA…
Mi guarda entrare, il ragazzetto non c’è.
Sembra lo sguardo di un Marines di guardia a Bagdad a uno studente coranico che entrasse con due sacche nere in mano con la scritta “explosive”.
Sento che qualcosa non va.
Saluto e metto sul banco gli effetti e alcune banconote. Tutto da versare.
Parte male, io che credevo di essere un cliente, e quindi quello che va ascoltato e capito, visto che può scegliere, mi sento rispondere prima del saluto “E’ la prima volta che viene qui?”.
Eeheheheh… mi guardo in giro per vedere se ci sono le videocamere nascoste di Scherzi a Parte.
Non le vedo, a meno che non stiano usando quelle impolveratissime dell’impianto di vigilanza.
“No signora” rispondo divertito. “Vengo qui da molti anni”.
La profonda e autorevole bancaria non sorride.
“E’ lunedì mattina imbecille. Sto facendo un lavoro che non mi piace e quindi non c’è una mazza da sorridere”, le leggo il fumetto che le esce dal capo.
La rigorosa impiegata, oggi, non mi vuole convertire alla sua azienda, lei è solo arrabbiata con il mondo e visto che lei non può andare verso il suo mondo è arrabbiata con quel mondo che forzatamente si rivolge a lei.
Oggi tocca a me pagare la sua profonda vittimizzazione.
“Mi deve dare l’ IBAN”.
Ecco.
“Il CC”, ( che è già nell’IBAN, ma taccio per non farla arrabbiare di più).
Pronti.
“L’assegno”.
Subito.
“Non è girato”.
Mi perdoni. Ecco fatto.
“Non ha il numero di IBAN trascritto dietro”.
Sono un povero mentecatto e proprio stamattina non ho ripassato l’accordo interbancario. Chiedo venia.
“Ha riempito la distinta” ?
No mi scusi. Una volta bastava firmarla e il ragazzetto gentilmente e sorridendo la compilava evitando errori. Però capisco. Faccio subito. Ecco qui.
“Documento”.
Pronti qua.
Lo guarda e lo gira. In questa banca hanno almeno venti o trenta fotocopie del mio documento senza contare che abito qui (vabbè questo non conta più… capisco).
Dovrebbe esserci tutto.
Mentre vedo che la Grande Maestra della Cassa comincia il rito magico che muoverà i soldi da me a loro indietreggio di alcuni passi per guardare fuori dalla porta principale.
“Nooooooo!” urla drastica. “Non può allontanarsi se ci sono contanti sul tavolo”. “Poi se manca qualcosa ne vado di mezzo io”. Non serve farle notare che siamo solo io e lei, i suoi colleghi sono dietro.
L’inferno è davvero l’assenza della ragione… e delle buone maniere aggiungerei.
Sono sempre più infastidito da questo comportamento arrogante che mi sposta dall’essere quello che di cui si dovrebbe aver cura a sentirsi una rottura di balle.
Ma questi venti minuti di delirio umano-commerciali non sono finiti.
Si sta preparando l’epilogo.
La Madame delle Distinte prende un assegno e comincia ad osservarlo come Pasteur avrebbe fatto con il virus del vaiolo.
Scuote la testa inappellabile.
“Non posso depositarlo”.
“Perché? “chiedo con una voce che fa trasparire la mia sorpresa, “la persona che me lo ha dato la conosco bene, la cifra è modesta, la data è il 10 aprile, girato e stampigliato, firma, tutto è a posto”.
Riscuote la testa che evidentemente contiene un elaborato processore molto superiore al mio che sono solo un cliente e quindi, come tutti i clienti, sono intelligente solo quando deve pagare gli interessi e i costi di tenuta conto.
“Lei non ha visto che qui c’è scritto 19 aprile e non 10”.
Barcollo.
“Oggi siamo il 12 aprile e quindi non posso cambiarlo”.
Le dico che tutti e 3 gli assegni sono datati 10 li ho ricevuti lo stesso giorno.
E’ solo uno zero fatto male. Ha una sbavatura. Ma se guarda gli altri zeri vedrà che sono fatti simili. Parte il cerchio da destra e lo chiude, in questo caso lo ha prolungato di 2 millimetri.
E’ finita.
Parte con un spiegazione fatta di aste, limiti, spazi, centrature….e io devo andare a lavorare per poi portarle altri soldi a questa qui.
Le dico: “ma cosa succede se lo sistemo con una penna?”
Mi guarda come Totò Riina guarderebbe Saviano.
Ok, non lo farò anche se avendo viaggiato molto a Napoli un po’ mi viene da ridere.
“E se lo depositasse lo stesso? “ insisto.
“Ah… insomma vuole proprio fare venire fuori un casino. Dovrebbe intervenire la Finanza”.
“La Finanza?”.
Perché un mio amico ha scritto male lo zero del 10 aprile?
Ma a Tanzi cosa faranno se vengono da me per lo zero sbavato?
Ehehehe … se non fossi arrabbiato mi divertirei ma sta esagerando.
“Non è che è d’accordo sul fatto che non c’è senso in tutto quello che sta dicendo?”
Mi conosci, sto depositando un titolo salvo buon fine, è da tre anni che lo faccio, tutto il buonsenso dice che quello zero è uno zero… e se posso insistere…sono un cliente…. Dio Mio, sono un cliente… la ragione del tuo stipendio. Mi vuoi considerare non dico bene ma perlomeno non come DeClerck trattava Mandela?
Mi guarda incattivita ma conscia di avere un asso nella manica. Contro tutta la logica, razionale e commerciale, contro il mondo che l’ha costretta a fare un lavoro che non voleva fare, a servire cliente che non voleva servire.
Una vittima diventata vendicatrice delle sue mancate decisioni.
Possiede la killer application che riuscirà a farmi sentire un verme e desistere dalla richiesta di umanità e sensibilità.
L’arma batteriologica di Saddam, la V2 della bancaria. Quella che produrrà l’Armageddon del cliente esigente.
“Tanto perché lo sappia…IO HO STUDIATO GRAFOLOGIA…quindi…”
Ho perso. Ha vinto lei. Rimetto l’assegno nella borsa.
Tornerò il 19.
Però, no direi di no, ha perso lei, hanno perso i suoi colleghi, ha perso la sua banca.
Io il 19 vado da una altra parte.
Speriamo non abbiano grafologi anche lì.

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