Vecchi pensieri per un mondo nuovo: perché rileggere Marco Aurelio

In Libri per La Grande Differenza
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Non doveva andare così. La società in mezzo a cui viviamo non è quello che ci saremmo aspettati. Ci sarebbe piaciuto qualcosa di più umano e anche di più etico. Assistiamo invece con dolore al fatto che con tanto benessere sia arrivata anche tanta sofferenza, nostra e degli altri. E ora che si fa, prendere o lasciare? Da un passato molto lontano, potrebbero arrivare ottimi consigli.

Alle 22.17 minuti (ora italiana) del 20 luglio 1969, il Modulo Lunare della missione Apollo, con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, atterrò sul suolo lunare. Qualche ora dopo, alle 4.56 del mattino, Neil Armstrong divenne il primo essere umano a camminare sulla Luna. Pochi minuti prima, invece l’intera storia ha rischiato di essere diversa.

Pochi minuti prima dell’allunaggio, scattarono gli allarmi. Il radar che sarebbe stato utilizzato per il rientro sul modulo di comando (e che in quel momento non aveva alcun ruolo) venne attivato per errore, inviando una mole enorme di dati che avrebbero mandato in tilt il computer e l’intera missione.

A salvare la situazione fu però il codice progettato da Margaret Hamilton. Margaret Hamilton aveva previsto questa eventualità mentre scriveva il software. Il programma, infatti, venne sviluppato non solo per accorgersi e segnalare un problema di sovraccarico. Era in grado anche di semplificare e soprassedere ai segnali che, inutilmente, avrebbero potuto essere inviati e mandare il sistema in tilt. Tutto ciò che doveva fare il software era facilitare la missione di sbarco per l’allunaggio e lo sbarco degli astronauti. Punto.

Rileggendo la storia, c’è una grande lezione: capire cosa puoi controllare e cosa non puoi controllare, immaginare lo scenario peggiore, avere sempre un Piano B.

In una società complessa, veloce e liquida come quella che viviamo c’è probabilmente altrettanto bisogno di questo. E di consigli, stimoli, che più che prometterci una vita facile e felice, ci mettano in guardia e suggeriscano spunti e consigli concreti.

In questa rubrica, cerco dunque di selezionare libri altrettanto onesti e lucidi. A volte, come in questo caso, vengono da un passato lontano migliaia di anni. Scritti da persone che non conoscevano il mondo digitale, le meraviglie e i problemi della tecnologia, ma che hanno avuto la capacità di cogliere. E semplificare.

In Meditazioni di Marco Aurelio trovo tutto questo.

Di seguito alcuni passaggi e idee sulle quali mi sono trovato a riflettere e che mi hanno spesso fatto da guida e sostegno. Nella vita privata, in azienda, quando si inizia a intravedere una nuvola di dubbi con scritto sopra “Chi te lo fa fare?” e “Adesso che si fa?”

Fatemi sapere se anche voi ne tenete una copia vicino. E quali passaggi e frasi vi hanno ispirato, commentando su Facebook, Instagram e LinkedIn.

Nota: d’ora in poi, in corsivo le citazioni originali di Marco Aurelio. Sono tratte da diverse traduzioni di “Meditazioni” (conosciuto e reperibile anche come Pensieri o Colloqui con se stesso)

1 ) Da chi prendere consigli e chi emulare

Le meditazioni iniziano con le lezioni che Marco Aurelio che ha appreso da varie persone della sua vita: amici, mentori, parenti. Già questo è a mio avviso un qualcosa sul quale riflettere. Specie in un momento in cui i modelli che fanno da riferimento (guru, influencer, superstar…) sono sempre più presenti nella nostra vita e sempre più distanti. E in un momento in cui, il contatto con la famiglia e le proprie origini pare stiano perdendo significato.

Mi rivedo in alcune di queste dediche e ringraziamenti.

Dal nonno Vero un carattere amabile e non irascibile.

Non perché mio nonno fosse necessariamente così, ma perché di recente ho sentito l’esigenza di rendergli omaggio. E qualcosa gli devo.

Da mia madre il sentimento religioso, la generosità e l’astenermi non solo dal fare del male, ma anche dalla sola idea di poterne fare; e, inoltre, una vita semplice e lontana dalle abitudini dei ricchi.

Che debba più di qualcosa a mia madre, lo ripeto da sempre. A me stesso. E compare anche in fondo a ogni articolo di questo blog.

Da un punto di vista “generale”, è molto interessante questa dedica.

Dal mio istitutore il non esser diventato né Verde o Azzurro, né Parmulario o Scutario; la sopportazione della fatica e il contentarmi di poco; il fare tutto da me e non pensare ai fatti altrui; il non prestare orecchio alle calunnie.

Penso che tutti dovremmo andare a scuola dall’istruttore citato, probabilmente Euforione. Per riflettere di più e in modo autonomo. Ed evitare che si taglino con l’ascia situazioni che avrebbero bisogno del bisturi.

Un’altra riflessione che si potrebbe fare, a proposito di consigli e da chi riceverli, rispolverando la storia, viene da Agasicles, re degli Spartani. Nonostante fosse risaputa la sua passione per i sofisti, si dice che non volle ricevere il sofista Filofane. E per risposta, a chi gli chiedeva stupito, rispose: “Voglio essere lo studente di uomini di cui vorrei essere anche il figlio”. Ricordare.

2) Cosa puoi controllare e cosa non puoi controllare

Alla base del pensiero stoico, di cui Marco Aurelio è tra i più illustri esponenti, c’è quella che viene chiamata la dicotomia del controllo. Epitteto lo spiega bene in Enchiridion (una sorta di manuale stoico): “Alcune cose sono in nostro potere, mentre altre no. All’interno del nostro potere ci sono l’opinione, la motivazione, il desiderio, l’avversione e, in una parola, qualunque cosa tu stia facendo; non è in nostro potere il nostro corpo, la nostra proprietà, la nostra reputazione, il nostro ufficio e, in una parola, tutto ciò che non è di nostra iniziativa”.

Marco Aurelio riflette molto su questo punto e su quanto siano paradossali le nostre vite. In merito alle opinioni della gente.

“Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza.”

Spesso mi sono stupito di come ciascuno, pur amando se stesso più di ogni altra cosa, tenga in minor conto l’opinione che ha di se stesso di quella degli altri.

Non vergognarti di essere aiutato, ché si tratta di compiere il tuo dovere, come un soldato nell’assalto alle mura. Che cos’è mai dunque, se tu, zoppicando, non potessi da solo salire sui parapetti, ma ti fosse possibile farlo con l’aiuto di un altro?

Quanti, famosissimi un tempo, sono stati già consegnati all’oblio e quanti, che li celebrarono, sono anch’essi scomparsi!

In merito a cosa impegna le nostre menti, il nostro lavoro e le nostre preoccupazioni.

Bastano poche cose per essere felici: agire al momento opportuno secondo ragione e giustizia, con impegno, energia e buona disposizione, senza distrarsi e mantenendo il proprio demone interiore sempre integro e puro, come se ad ogni momento si dovesse restituirlo; non aspettarsi mai nulla e a nulla mai sfuggire, tutto accettando e facendo in armonia con la natura, e avere la forza e il coraggio di dire sempre quello che si pensa.

Riguardo “cosa puoi controllare e cosa non puoi controllare”, ne avevo parlato di recente con l’amico Alex Bellini.

3) Abbracciare il cambiamento

Marco Aurelio insegna a non temere il cambiamento e, rileggendo con gli occhi di chi si trova di fronte al più veloce dei cambiamenti, fanno sorridere e rincuorano le sue parole.

Perché dovrei temere il cambiamento? Che cosa mai potrebbe prodursi senza di esso? Il mutamento è proprio ciò che più sta a cuore alla natura universale. Potremmo farci il bagno caldo senza che la legna si trasformi in fuoco? O nutrirci, senza che il cibo si metabolizzi? E quali altre operazioni utili potrebbero compiersi senza il cambiamento? Non vedi, dunque, quale analogia ci sia fra il tuo mutare e quello di tutte le altre cose, e come anch’esso sia necessario alla natura universale?

4) Problemi e ostacoli sono il cammino

L’azione faticosa è la risposta. O, come dice Ryan Holiday “Obstacle is the way”. Nel pensiero di Marco Aurelio si trova un vero e proprio condensato per agire. Senza aspettare. Senza recriminare.

“Vivere è un’arte che assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti.”

5) Memento Mori (ricordati che devi morire)

Una moneta per ricordarlo ogni giorno

Eraclito diceva che “un giorno è uguale a tutti i giorni”. Con ciò intendeva dire che ogni giorno ha la stessa lunghezza ma anche che un giorno “buono” può significare una vita “buona”. In un’ottica di questo tipo, la scarsità, potrebbe essere un buon viatico.

Di contro, con gli occhi moderni, chi mai vuole pensare alla propria morte?

Uno stoico.

Non pensare con disdegno alla morte, ma guarda ad essa con favore; perché anche la morte è una delle cose che vuole la Natura.

Guarda come precaria e misera è la condizione dell’uomo: ieri embrione, domani mummia o cenere. E dunque questa briciola di tempo che ti è concessa vivila secondo natura e separati dalla vita serenamente, come l’oliva matura che cade benedicendo la terra che l’ha portata su di sé, e rendendo grazie all’albero che l’ha fatta maturare.

Bisogna che tu comprenda una volta per tutte di quale cosmo sei parte e di quale rettore del cosmo sei stato emanazione, e che risulta per te prestabilito un limite di tempo che, se non l’avrai impiegato per la tua serenità, svanirà, e svanirai anche tu, e non ci sarà un’altra possibilità.

Ricorda che quand’anche potessimo vivere tremila anni e dieci volte tanto, nessuno perde altra vita se non quella che sta vivendo, né può vivere altra vita se non quella che va perdendo. Tanto vale, dunque, la vita più lunga quanto quella più breve, perché quello che conta è il presente, e il presente è uguale per tutti, quindi anche ciò che perisce è uguale, e ciò che si perde non è che un istante, del tutto privo di significato. Nessuno, infatti, può perdere il passato né il futuro, per il semplice fatto che non può esserci tolto ciò che non possediamo.

Compi ogni azione come se fosse l’ultima della vita.

* Tali ricordi ed esercizi prendono parte da Memento Mori – l’antica pratica della riflessione sulla mortalità che risale a Socrate , che disse che la pratica corretta della filosofia è “nient’altro che morire ed essere morti”. Nei primi testi buddhisti, un importante pratica  è la maraṇasati, che si traduce come “ricorda la morte”.

Pensare alla morte, può anche avere un altro significato. Senza dover per forza pensare alla dipartita, in linea con il pensiero stoico, può mettere in guardia da ciò che non possiamo controllare: imprevisti e incertezza.

“Memento mori” in questo senso assume il valore del Premeditatio malorum (“la pre-meditazione dei mali”), un esercizio stoico che invita all’immaginazione di cose che potrebbero andare storte. Che aiuta a prepararci alle inevitabili battute d’arresto della vita e sviluppare la resilienza di fronte all’incertezza.

E munirsi, quindi, di un Piano B.

Del potere del pensiero negativo, ne avevo parlato anche qui. 

Qui invece ho parlato di come il pensiero negativo, immaginare lo scenario peggiore, possa aiutare in azienda.

Per concludere

Probabilmente il modo migliore per impadronirsi del pensiero di Marco Aurelio e fare propri pensieri e idee, è leggere il libro. Quanto a questo articolo abbiamo “parlato sin troppo”.

“Non discutere più di come debba essere l’uomo per bene, ma siilo.”

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