Nel 1991, su una colonna del Times, venne chiesto ai lettori di indicare un libro che aveva davvero fatto la differenza. Tra i primi 10 si piazzava giustamente “L’uomo in cerca di senso”, di Victor Frankl. Non ho chiaramente preso parte a quel sondaggio ma, di sicuro, avrei citato il libro di Frankl in cima alla lista. Nella mia vita è tra i libri che hanno fatto la Grande Differenza e che mi hanno aiutato a pensare la Grande Differenza.
Non è raro trovare nei miei scritti riferimenti al brillante psicologo. Una persona capace di sopravvivere in un lager nazista e nonostante tutto accettare l’esistenza, sfidarla, provare a trovarne un senso.
“Il senso della vita non è non è che la vita sia alla tua altezza, ma piuttosto che tu sia all’altezza della vita che ti capita.”
In questa frase c’è tutto ciò che serve per andare avanti. Senza recriminare e senza abboccare ai richiami positivisti, e a volte subdoli e poco concreti. C’è tutto ciò che serve per smetterla di pensare e fare. Probabilmente è in queste due righe che nasce l’azione.
L’ uomo in cerca di senso
Detto questo, può nel 2019 essere ancora utile un libro scritto nel 1946? La mia idea è che lo è certamente. E per questo, dal momento che molte persone, mi chiedono consiglio su cosa leggere, inizio da qui. Di seguito una breve introduzione e qualche riflessione personale, lascio a ognuno cogliere il “proprio senso”.
Tre punti fondamentali
Non puoi evitare la sofferenza ma
Secondo Victor nella vita il significato si trova in tre modi: attraverso il lavoro, attraverso l’amore, attraverso la sofferenza.
E la sofferenza non è evitabile. Meglio saperlo, accettarlo, cercare di trasformarla in un’opportunità.
“Se c’è un significato nella vita, allora deve esserci un significato nella sofferenza . La sofferenza, in qualche modo, fa parte della vita – proprio come il destino e la morte. Solo con miseria e morte, l’esistenza umana è completa!”
C’è sempre un senso da trovare
“Ormai non posso sperare più nulla dalla vita». Che cosa possiamo rispondere?
S’impone qui un rovesciamento di tutta la problematica del senso ultimo della vita: dobbiamo apprendere, e insegnarlo ai disperati, che in verità non importa affatto che cosa possiamo attenderci noi dalla vita, ma importa, in definitiva, solo ciò che la vita attende “da noi”!
In linguaggio filosofico si potrebbe anche dire: si tratta quasi di una rivoluzione copernicana; non chiediamo infatti più il senso della vita, ma sentiamo di essere sempre interrogati, come gente alla quale la vita pone in continuazione delle domande, ogni giorno e ogni ora, domande alle quali ci tocca di rispondere, dando una risposta esatta, non solo in meditazioni oppure a parole, ma con un’azione, un comportamento corretto. Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i compiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all’esigenza dell’ora.”
Chi ha un perché per vivere può sopportare qualsiasi come
La frase di sopra è di Nietzsche ma descrive bene il pensiero dell’autore e viene ripetuta molte volte all’interno del libro.
Ne parla in riferimento alla terribile esperienza dei lager ma possiamo sempre farla nostra.
“Ogni tentativo di risollevare interiormente gli uomini rinchiusi in campo di concentramento presuppone che si riesca a indirizzarli verso uno scopo nel futuro.
Tutti gli sforzi psicoterapeutici e d’igiene mentale rivolti ai detenuti dovrebbero obbedire a un motto, espresso con grande chiarezza nelle parole di Nietzsche: «Chi ha un perché nella vita sopporta quasi ogni come».
Si doveva dunque, quando si presentava una buona occasione, qualche volta, qua e là, chiarire agli internati il “perché” della loro vita per far sì che fossero interiormente all’altezza del terribile “come” del loro presente, degli spaventi di una vita nel Lager, affinché potessero affrontare tutto con coraggio. E viceversa: guai a chi non trovava più uno scopo di vita, non aveva un contenuto di vita, non scorgeva nessuno scopo nella sua esistenza; svaniva il significato del suo essere, perdeva ogni senso anche la resistenza.”
La Grande Differenza è come agiamo e come reagiamo
La vita ci mette continuamente alla prova, la Grande Differenza è il modo in cui rispondiamo.
“Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i compiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all’esigenza dell’ora.”
La Frase del Libro
“Vivi come se tu stessi vivendo per la seconda volta e come se la prima avessi sbagliato così tanto da non poter sbagliare ora!”.
Puoi reperire facilmente questo libro, anche in italiano, in versione cartacea o kindle.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.