E’ curioso come gli strumenti istituzionali per formare le nuove generazioni siano spesso in mano a persone che generalmente non hanno né idea né voglia di approfondire cosa potrebbe succedere nella società nel medio periodo.
Al contrario, sono più interessati a perpetuare una slegatura tra l’imparare e il lavorare che dia una peculiare dignità esclusiva alla classe insegnante.
Slegata da risultati. Slegata da applicazioni.
Slegata da una crescita equilibrata che preveda un saper fare ciò che viene appreso.
Che sia filettare un bullone, scrivere una poesia in endecasillabi o mettere in atto una buona azione di raccolta fondi per il Darfur.
Se questo mondo iperconnesso e iperveloce ha una esigenza per essere migliore è la cancellazione delle barriere tra scuola, lavoro e vita sociale.
E’ talmente banale che mi vergogno a scriverlo.
La competizione con tutte le alternative che i ragazzi hanno allo studio è talmente sproporzionata che se non si provvede velocemente i nostri figli saranno più grati e fedeli al loro nintendo, alla wii, a facebook o a twitter che non ai loro insegnanti.
Eppure tutto ciò, lungi dall’essere integrato e usato abilmente è lasciato fuori dalla porta al suono della campanella.
Come se bastasse chiudere una porta perché il mondo si fermi.
Continuo a chiedermi perché nella scuola dell’obbligo non si insegnino e si facciano esperienze di votare, promuovere una idea, raccogliere voti o consensi, parlare in pubblico, usare i social network per migliorare una qualsiasi situazione o raccogliere informazioni didattiche, pulire un parco o i bagni, trovare la motivazione quando si è stanchi, supportare un compagno meno dotato, spremersi per creare un progetto e trovare i fondi necessari alla sua realizzazione, servire alla mensa e ricevere un feedback dai “clienti” sul servizio dato…
E se tanti insegnanti e rettori vedono male queste idee non è che molti genitori diano a pensare che a breve si possa cambiare strada.
Una santa alleanza che ha messo gli occhiali sbagliati nel migliore dei casi o che spera di arrivare alla pensione prima di dovere cambiare.
Potrei continuare ma credo di avere spiegato a grandi linee di cosa sto scrivendo.
Questi approfondimenti che propongo sono solo l’espressione di una nuova capacità che i tempi richiedono.
La “Complessipacità”.
In termini semplici, la dotazione cognitiva necessaria per affrontare la complessità, che include il pensiero sistemico, la creatività, la collaborazione, il problem solving e la cyber-alfabetizzazione, ovvero l’uso dei nuovi sistemi di comunicazione digitali.
Non c’è verso di sviluppare una tale capacità mantenendo separati i piani del sapere e della sua applicazione.
Manca in gran parte della classe insegnante, figuriamoci nei discenti.
Tutto ciò che rimane teorico è destinato a rimanere inespresso e soprattutto inutile agli altri.
Anche se elegante e attraente la rimirazione personale del proprio sapere, la contemplazione del proprio ombelico culturale è un atto di estremo egoismo e ottusità.
I tempi degli eremiti sono finiti per mancanza di eremi.
Inoltre la nostra sensibilità dovrebbe permetterci di abbracciare un insegnamento che prevede la sua reale concretizzazione.
La capacità di un medico di prevenire e curare è legata agli scenari che ragionevolmente può ipotizzare.
Tanto più vicini alla realtà, tanto più efficace la sua azione.
Un pilota di formula 1, un manager, un imprenditore, un politico, un operaio sono tanto più apprezzati quanto più sanno legare azioni a vedute future realistiche.
Vale la stessa cosa per un insegnante, anzi di più.
Non è materialismo avido.
Anche un prete vale per quanto sa applicare e fare applicare in coerenza con valori e tempi.
Il mistico vale per sé.
Solo per sé.
Apprezzabile solo per sé e forse da una Entità Superiore.
Per chi si prende cura della crescita dei nostri ragazzi non è possibile chiudersi in un universo auto-riferito ed autistico.
O i suoi ragazzi comprendono che sono parte integrante e fattiva di un processo vero, reale, tridimensionale con pro e contro o vedremo schiere di alieni entrare nel mondo alla ricerca di un luogo che non c’è più ma soprattutto nemmeno con la forza, la capacità e la voglia di cambiarlo.
E’ un mestiere importante quello dell’insegnare, spesso poco pagato e pieno di insidie.
Ma tutti i mestieri si scelgono sapendo le condizioni
Una volta scelti vanno fatti al meglio.
Fare il meglio è passare dalla teoria ai fatti.
O perlomeno provarci.
La prossima volta parliamo delle famiglie.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
4 Comments
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…caro Sebastiano adesso da genitore la sto vivendo sulla pelle…….gli insegnanti non lo hanno ancora capito, che il medico salva le vite e fare il medico è una missione, ma pure insegnare è una missione …….si salva il futuro ai propri allievi ed è parimenti importante!
Parole sante Sebatiano, troppa teoria e poca azione nelle scuole, almeno finora.. In futuro si vedrà.. Ciao
Ciao Sebastiano.
Analisi impeccabile.
Anche le aziende si dovranno muovere senza remore verso forme di comunicazione diverse. Servono infatti nuovi leader capaci di tenere assieme “network di talenti” invece che risorse umane con deleghe. In azienda come altrove.
Tornando in tema, Facebook e Youtube sono già nelle scuole, ma sono entrati dalla finestra, vedi scuolazoo.com
Un saluto
*m*
In tutta la mia carriera scolastica, ricordo un solo insegnante che mi ha davvero trasmesso qualcosa, ma era additato al liceo, perchè anticonvenzionale e forse un po’ scomodo, ma lui è andato avanti! Ringrazio di averne conosciuto almeno uno… per il resto… non comment! Sono convinta che gli insegnanti siano i primi a dover essere formati “olisticamente”, in modo da capire e provare su loro stessi cosa vuol dire essere formati. Per questo credo molto nella formazione esperienziale e olistica: dalle scuole dell’obbligo, alle superiori, fino alla formazione universitaria e post, per poi arrivare alle aziende! I bambini sono aperti… e i primi anni di formazione posso davvero creare il loro futuro, in positivo e in negativo… Mi auguro che l’attenzione verso una formazione olistica cresca sempre di più… sono fiduciosa!
Un abbraccio
Sabrina