Quando piove e quando è buio sembra che tutto si semplifichi

In La Grande differenza

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Quando piove e quando è buio, sembra che tutto si semplifichi. Ed è solo perché non si vede. Ed è solo perché il sibilo dell’acqua copre il rumore dei pensieri.

Tutti quei pensieri che come in una pentola a pressione ti si sono rigirati nel cervello fino a farlo bollire, in quei giorni che somigliano a siepi di rovi.
Dove ogni spina nasconde un’altra spina.
Ma, quando è buio e piove, quello che rimane è solo un deserto di ovatta nera e piatta dove incontrare a metà strada i cartelli indicatori del tuo pezzo di esistenza.
Per farti dare una direzione.
Che basti fino al giorno dopo almeno.
Bistrattato e sgualcito, ti ritrovi di notte a tirare le somme.
E ti basta usare i più e meno, che tanto di notte le moltiplicazioni e le divisioni non servono, tanto poche sono le variabili.
Il buio semplifica.
La pioggia ripulisce.
Il buio nasconde il di più visibile.
La pioggia lava l’inutile incrostazione del superfluo.
E’ solo in certe condizioni che l’anima ansimante incontra il cuore e gli sussurra che così no, così non si può andare avanti.
“Non è difficile” gli dice.
“Devi solo lasciare andare, lasciare andare più di quanto trattieni”.
“Si tratta solo di usare un po’ di garbo, più di quanto ne ricevi, più di quanto pensi sia normale”, ribadisce con sollecitudine materna.
E il cuore sembra capire.
E il cuore comprende.
Il cuore ha più orecchio quando è buio e quando piove.
Quando è parte di quel pianto del cielo, non più solo uno spettatore pacioso, che sgranocchia popcorn guardando il film del mondo su uno schermo lontano.
Allora il cuore capisce.
Si gira intorno smarrito e si domanda dove abbia perso la chiave della sua innocenza.
Quella per aprire la porta a chi, con quelle spine, si è punto, come te, più di te.
Ma l’anima è buona e lo consola spiegando che la chiave non c’è.
Inutile cercarla.
Non c’è nemmeno la toppa, né la maniglia, né la porta.
“Esiste solo lo sguardo amore mio”, bisbiglia.
“Esistono solo modi di guardare o non guardare, di farsi toccare dalla vita o rimanerne fuori”, ribadisce.
Il cuore capisce di più quando piove.
Leccando le gocce che cadono, comprende che quei rovi sono rovi per tutti.
E solo leccando quelle gocce salate, come l’acqua di quel mare di angoscia che tenta di fare naufragare i sogni di ciascuno di noi, il cuore accetta.
Accetta di riconoscere gli altri cuori.
Che sono tutti uguali.
E imprecano e si torcono e godono e ridono tutti allo stesso modo.
E allora il tuo di cuore incontra la tua di anima.
E ballano, e si abbracciano e fanno l’amore.
E ballano, e si abbracciano e fanno l’amore, con tutti i cuori del mondo.
Perché è solo quando succede questo che sei diventato grande, nell’unico modo in cui si diventa davvero grandi.
Lasciando andare il tuo, accettando l’altro.
Quando tutto il dolore del mondo, tutti i rovi e le spine dell’universo, tentano di perforare la tua pelle e quella di tutti attorno a te, per entrare nel profondo dell’ animo, per ferire il più possibile, allora è un buon momento.
Allora al buio, mentre piove, accarezzi quel dolore e gli dici: “La chiave non ti serve, qui è sempre aperto”.

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