Quante volte ho incontrato qualcuno che, diretto o di sponda, mi ha detto che non valgo quanto sembra. “I tuoi non ti comprano il vestito da cowboy, non puoi giocare con noi! Non vedi che uno vestito solo con il cappello di carta da zorro e una spada ricurva da cavaliere proprio non c’entra nulla con noi.”.
E’ cominciata presto.
E tu ci pensi. Se hanno ragione loro o sei hai ragione tu.
E se il cappello deve per forza essere da cowboy.
E se la spada deve per forza essere una pistola.
Perché per fare festa mica tutto deve essere perfetto come nei film.
Mica puoi sempre essere come loro.
I loro mica lavorano in fabbrica tutto il giorno.
Nel 1971 se sei in fabbrica mica hai tempo per controllare che ci sia congruenza tra i pezzi del vestito in maschera dei tuoi bambini.
Va bene così, ma chi ti dice che non vai bene c’è già a quell’età.
E tu sei così.
Mica puoi trasformare le cose. Soprattutto se hai 7 anni.
Ma puoi trasformare la rabbia in tenacia. E tenere in tasca i pugni e usarli per prometterti che cappello o non cappello il tuo gioco lo troverai.
“Non sai proprio scrivere Zanolli, sei come Gavino Ledda quando faceva il pastore, prima che da autodidatta imparasse a scrivere. Vai, vai… leggiti Padre Padrone e Lingua di Falce e quando avrai imparato magari ti darò la sufficienza”.
Ricordo solo il cognome di un tale che il caso mi mise come professore di italiano e geografia per un anno al Liceo. Scrivevo bene fino a quel momento. Almeno così mi dicevano.
Parlava male l’italiano e interrogava sempre su soli due argomenti, la situazione delle donne a Cuba e la situazione economica del Vietnam.
In tutte e due i casi dovevi dire che le donne vivevano felici come mai a Cuba ora che potevano leggere e studiare tutto il giorno e che il Vietnam finalmente era un paradiso dove la gente, finalmente non più schiava del consumismo, si dedicava al lavoro solo il tanto che basta per poi rilassarsi sulle amache al fresco delle tettoie.
Poi un giorno maledetto scopre che mio padre è un piccolo imprenditore. Beh, si una manciata di dipendenti, tra cui anche mia madre, mia zia, la mia madrina, un paio di cugini… ma Cristo…sempre un PADRONE. Con i padroni non si tratta. Con i padroni si agisce. Soprattutto con i loro figli.
“Non sai scrivere Zanolli”. 4.
“Ma non lo ha nemmeno letto”.
“4 Zanolli. Vai vai se avessi fatto la vita di Gavino Ledda, capiresti e sapresti scrivere, non sei portato”.
Mica puoi trasformare i voti. Se uno è professore può trasformare la realtà. Rendere il Vietnam un paradiso e un buon compito in una schifezza.
Ma tu no. Soprattutto se hai 15 anni e non puoi dare del matto al tuo professore. Rigiri sempre i tuoi pugni nelle tasche.
Succhi il tuo 4 e leggi Gavino Ledda come una punizione e non sai perché.
Gavino Ledda meritava ben più che non essere letto perché ero figlio di un potenziale nemico del socialismo reale.
Tieni i tuoi pugni in tasca contando quanti giorni mancano per potere scrivere una pagina tua, che piaccia a te e su cui nessuno possa sputare sopra solo perché ha una cattedra, malferma, immeritata.
“Non si laureerà mai Zanolli, non è adatto”.
Quante volte in tutti gli anni da pendolare ho sentito questa storia. Dal primo esame. Fino al colloquio per avere la tesi.
Non ho nemmeno la capacità di elencare quanti e quali. Tanti piccoli Catone che avevano già una idea su tutto e su tutti. Soprattutto su di me.
L’eco di quella frase mi ritorna ancora in qualche notte agitata. L’indice alzato, a sottolineare, che no, con quel ciuffo ossigenato, quell’orecchino, quella lunga palandrana nera proprio non ci siamo. Non si è mai visto un laureato serio così.
“No Zanolli, non ci siamo, così non ne darà fuori, se la metta via.”
E li che ti convinci che non è mica poi vero quello che ti dicono. Hai già diciotto anni.
Hai ancora tutta una salita e i pugni che stringi ora si ricordano di quanto hai inghiottito.
E piano piano non inghiotti più.
Il gioco è dimostrare.
A qualsiasi demolitore…
Rispondere con i risultati.
E la sua cattiveria si spegnerà sotto l’acqua della realtà.
E se dovessi fallire avrai almeno la certezza che sei vero, perché hai deciso e non ha deciso un altro per te.
Mica puoi cambiare sempre il tuo cappello da zorro.
Se ti piace, tienilo in testa orgoglioso, e se i cowboy non vogliono giocare con te, intanto allenati da solo.
Zorro è un eroe. Anche con la spada sbagliata.
I cowboy solo dei mandriani che fanno la guardia alle vacche.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
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Belle le feste o i giochi in maschera! Per me il vestito da damigella cucito dalla mia mamma con la fodera lucida fucsia e i merletti rubati ai suoi vestiti smessi, era proprio speciale. Però chiaramente meno nobile di quella di Eva, ricco di voile e lustrini colorati. Ora direi che il mio era un vestito taylor made originale, e il suo una “ciavarìa” da bottega di paese. Ma all’epoca no, mi sentivo la serva alla corte di Maria Antonietta Regina De Noialtri. Ero non adeguata, non all’altezza. Quante volte. Giudizi più o meno autorizzati (lasciamo stare gli insegnanti…) o subdole smorfie e occhiate mi trafiggono come frecce avvelenate, ancora adesso. Vorrei non fosse così, ma mi fanno male. La natura però mi ha dotato di forza e tenacia per andare “sempre avanti”. E in un recente lungo momento agitato, non una notte solamente, la vita mi ha fatto incontrare Zorro che mi ha mostrato uno spezzone “La ricerca della felicità” per dirmi: “Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. …”. Come le custodisco queste parole che mi hanno svelato una cosa semplice e meravigliosa: è mia la scelta se dare valore alla Maria Antonietta di turno o guardarmi allo specchio e vedere che prezioso vestito indosso… Sempre. Grazie eroe! P.S. Scommetto che i mandriani hanno incontrato Eva…
‘…A qualsiasi demolitore, rispondere con i risultati.’
Condivido, sottolineo e amplifico: semplicemente perfetto.
Il tuo messaggio è sempre chiaro: ci vuole un animo intimamente buono per sostenere, incoraggiare, spronare… Grazie!
emozianante e vero come sono sempre i tuoi “racconti”…per riflettere. Grazie Sebastiano
I professori alle volte esagerano, se fosse per loro nemmeno io sarei riuscito a laurearmi…
ma l’idea di laurearmi mi piaceva, quindi l’ho fatto… lavorando e studiando. Credo che se ci vuoi riuscire ci riuscirai…
ciao capitano,
tocchi sempre + profondo!
grazie e saluti
gb
….un quadro incorniciato non ha bisogno d’altre pennellate….
http://www.youtube.com/watch?v=htT6p2zth70
grazie seba
Ciao Sebastiano, molto bello questo scritto……ma il dover dimostrare a loro qualcosa con i fatti, condiziona la vita…..per cui mi chiedo……realmente mi interessa dimostrare qualcosa a costoro ? Oppure lo faccio perchè ho voglia di farlo e perchè è nel mio progetto di vita……..? Un tizio di nome Linus Torwald (linventore di Linux) ha scritto un libro che si intitola JUST FOR FUN…….ha una interessante teoria…….
Il gioco è dimostrare.
A qualsiasi demolitore…
Il problema, dal mio punto di vista, è che non sai mai chi sia il demolitore. Tu hai avuto la fortuna di scoprirlo subito, il tuo primo demolitore ( il compagno professore), e questa esperienza ti ha preparato al futuro.
Quando però non capisci chi sia il tuo demolitore diventa tutto più complesso.
Comunque bellissimo, come sempre.
Ciao Seba
Sai, Scolasticamente ti capisco, ho avuto moltissimi problemi di pregiudizi, soprattutto per come sono e come agivo. Inconsciamente o ” coscienziosamente ” agivo in maniera diversa dagli altri… ero un non adatto alla vita scolastica , quasi un rivoluzionario… mi sono diplomato lavorando, ho conseguito successi poco alla volta, ho preso il secondo diploma in sommelier .Sono partito da zero, in tutto…. e dopo averti incontrato , ti giuro, ho sentito una spinta dentro di me ….sembra inesauribile…Cito una frase del tuo bimbo :” papa, ma i pesci si rendono conto di nuotare nell’acqua in cui fanno la pipi’ ?”. Frase semplice, dalla naturalezza di un bimbo, con un senso reale disarmante.. Grande Zorro
…è vero che puoi cambiare la rabbia che tali parole producono in tenacia…però dipende anche da chi ti dice che non vali niente e che solco lasciano dentro alla tua anima… si può superare, ne sono convinta, ma non è così facile! Grazie comunque per l’opportunità di riflessione
Alcuni insegnanti stanno cercando di cambiare il mondo della scuola contro tutto e tutti, perché di insegnanti buoni ce ne sono…è ora di vederli e apprezzarli.
http://www.manifestoinsegnanti.it/
Vero Simona, alcuni insegnanti vogliono cambiare la scuola, ma è anche vero che alcuni di loro, molti, troppo spesso non si rendono conto che le loro parole possono essere come pietre!
Complimenti Sebastiano…bellissimo post!
Ciao Sebastiano, bel post ma soprattutto bel libro. Utile a giovani e a meno giovani, per riflettere su quanta parte del nostro futuro stia nelle nostre mani, e non in quelle altrui, nonostante tutto. Basta prendere davvero il toro per le corna. Complimenti per la scrittura diretta, e…per farlo. Di scrivere intendo, perchè vuol dire condividere, ma anche mettersi nelle mani e nel giudizio di chi legge. Io l’ho letto molto volentieri, e voglio leggere anche gli altri. Complimenti, buon lavoro, e spero di avere l’occasione di incontrarti di persona.
Ciao Sebastiano,purtroppo anche io mi sono scontrato ferocemente con insegnanti che non vedevano il talento ma badavano solo ai contorni ed alle proprie idee.Ricordo pero’ un’aneddoto,cioè’ quando dopo 3 anni che avevo lasciato la scuola alberghiera perché l’insegnante di sala,mi aveva detto TU NON SARAI MAI UN BARMAN(cosa poi che negli anni ho smentito alla grande) ci trovammo al più importante concorso regionale per aspiranti barmen,quindi mi trovai in competizione con i migliori studenti delle scuole alberghiere e fatalita’ anche con gli studenti della mia ex insegnante,io invece mi ero iscritto da privato,.Quando mi premiarono come vincitore ,mi avvicinai all’insegnante ricordandole chi ero, puoi immaginare la sua espressione appena mi ha riconosciuto.Per la cronaca a 22 anni guadagnavo oltre il doppio della stessa insegnante, esaudendo un sogno che avevo fin da giovanissimo,ed oggi ,oltre ad avere un’altra attivita’,completamente diversa da quel mondo, quando il tempo me lo permette faccio formazione dei locali nella tecnica di miscelazione e consulente presso una nota azienda di liquori.nel che ti scrivevo la presente mi e’arrivato il tuo invito via mail al seminario Jo.Y del 17/18 novembre. A breve ti daro’ risposta. Ciao a presto