Il Dodo era un uccello tipo un grosso colombo dell’isola di Mauritius.
Non volava, si nutriva di frutti e nidificava a terra.
Si estinse rapidamente nella seconda metà del XVII secolo in seguito all’arrivo sull’isola dei portoghesi prima e degli olandesi poi che, in vari modi, distrussero e modificarono l’ambiente in cui viveva.
Io il Dodo me lo immagino come un tipo sostanzialmente disponibile, alla mano.
Uno che accetta di dividere il suo habitat con i nuovi vicini.
Non un genio, questo no, ma nemmeno stupido stupido.
Un Bertoldo della situazione, uno di buon senso insomma, a metà tra un contadino e un prete di campagna o un monaco buddista.
Non il più bello e aitante e nemmeno il più veloce, ma quello che se c’è da dare una mano o una zampa, in questo caso, anche gratis, è lì disponibile.
Un buon diavolo insomma.
Non è poi strano che il Dodo scompaia.
E i marinai che se lo mangiano.
E i maiali e i topi che gli mangiano le uova e i piccoli.
E il suo albero preferito che si estingue.
Insomma, una sfiga dietro l’altra.
La globalizzazione lo bracca e lo trova un po’ poco agile.
Tutti più fenomeni di lui.
Lo mettono alle corde.
Non è più di moda.
Il Dodo scompare.
Non sappiamo nemmeno esattamente com’era fatto e ci tocca fare affidamento su disegni e ossa per immaginarcelo.
Che triste.
Il buon Dodo è sparito.
Ecco a volte mi sento un po’ un Dodo anche io.
Non genio ma nemmeno un idiota.
Non veloce ma pronto a provare a correre.
Non forte ma disponibile.
Uno che pensa che posto per tutti ce n’è.
Mi guardo attorno e vedo solo il mio becco e le mie ali corte.
In mezzo ad una folla di uccelli da competizione dalle piume coloratissime e marinai affamati di gloria.
Accidenti, il Dodo sono io.
L’ultimo dei Dodo.
Se non fosse che ogni tanto incontro alcuni amici che sono Dodo come me, mi convincerei che forse dovrei prenotare un imbalsamatore.
Allora mi è comodo pensare quello che mi dice uno di loro, dei miei amici.
“Non preoccuparti. Il Dodo non è estinto, sta aspettando che passino di moda i superuomini, per ricominciare a farsi vedere. Funziona così. Per apprezzarlo si deve avere assaggiato il mondo senza di lui.”
Non so sé è poi vero.
Ma in questo modo, dopotutto, essere un Dodo mi sembra persino una bella cosa.
Vado a lustrarmi il becco.

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Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.