Licenziare chi non partecipa alle feste aziendali.

In Approfondimenti, La Grande differenza
Scorri

Nel 2015, a Parigi, Monsieur T. veniva licenziato dalla sua azienda.
Era entrato in Cubik Partners nel 2011 come consulente senior, ed era stato promosso a Direttore prima di essere mandato via, oltre che per “il suo tono talvolta fragile e demotivante nei confronti dei suoi subordinati e la sua incapacità di accettare il punto di vista degli altri”, anche per il suo atteggiamento troppo tiepido nei confronti dell’etica del divertimento dell’azienda, come recitava la lettera di licenziamento.
Monsieur T. non era invece dello stesso avviso.
Mentre Cubik Partners esaltava il valore della sua cultura aziendale, costellata di rituali per riunirsi, Monsieur T. raccontava quegli episodi come momenti di forte disagio. L’ex dipendente ha raccontato all’Alta Corte francese di come fosse costretto a fare cose forzatamente, contro la sua volonta durante gli off-site meeting, come condividere il letto con un collega durante i seminari, usare soprannomi, consumare alcolici o essere trascinato in simulazioni da bar di atti sessuali.

Lo scontro tra Monsieur T. e l’azienda, una di quelle che nella sua biografia ama sottolineare “le persone al centro” come valore chiave, rotola di tribunale in tribunale dal 2015.
Mentre l’azienda sostiene il licenziamento con l’incapacità professionale dell’ex dirigente e i feedback negativi sul suo conto, l’accusa riconduce la vera causa del benservito al fatto di non aver mai preso parte alle attività ludiche dell’azienda nel mood in cui avrebbe dovuto farlo.
Ecco quindi il punto della questione: le attività extra-lavorative (apparentemente) divertenti, a seconda di come vengono gestite, possono diventare un incentivo o un deterrente per i lavoratori, ma in ogni caso devono rimanere attività facoltative.
Esiste chi ha sempre goduto molto delle attività fatte socialmente in azienda e con i colleghi.
Ho conosciuto persone che preferivano addirittura passare il tempo in ufficio piuttosto che a casa perché lo trovavano più divertente, figuriamoci quando si organizzava del tempo libero assieme. Una festa perenne.
Ma c’è chi nella vita privata svolge il ruolo di caregiver ed è più in difficoltà di altri a partecipare a eventi fuori orario di lavoro,
C’è chi sceglie di lavorare da remoto per questioni economiche e può trovare poco sostenibile prendere parte alle attività extra.
O chi, più semplicemente, non ha piacere di ritrovarsi con capi e colleghi anche nel tempo libero.
Le cose stanno cambiando rapidamente ma non omogeneamente e suppongo che non tutti la pensino allo stesso modo.

Voi licenziereste o no un dipendente perché non vuole dedicare tempo extralavorativo alle attività ricreative organizzate dalla azienda?
Devono essere facoltative o si può renderle obbligatorie ?
Perché ?

X

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi