Bolca è un paesino a 800 metri di altitudine, nella parte nord-orientale della provincia di Verona, all'estremità della Val d'Alpone. Un posto davvero suggestivo. Pieno di verde. Tranquillo e isolato, parecchie bandiere e scritte leghiste alle finestre e sui tetti di diverse abitazioni, la raggiungi per una strada raggomitolata che dalla Valle del Chiampo ti porta al paradiso dei paleontologi.
Bolca e i suoi dintorni sono conosciuti in tutto il mondo per i fossili di piante e di pesci dell’Era Terziaria quindi sassi vecchi di circa 50 milioni di anni.
Piccole tragedie animalesche, ecatombi di pesci tropicali in un atollo che doveva essere bellissimo e lontano migliaia di chilometri.
Trasportato qui dai movimenti tettonici e poi schizzato in alto per l’orogenesi alpina.
Fenomenale.
Un bellissimo piccolissimo museo.
Una bellissima piccolissima cava.
Con un anfiteatro dove si possono raccontare storie che immagino interessanti.
Due perle di cultura, storia e scienza.
Da vedere.
Ma qui nasce il punto di questo post.
Quando arrivo e parcheggio noto che le persone che entrano ed escono dal Museo appartengono a due macrocategorie.
I pensionati e i genitori.
I pensionati sono in gruppetti molto simpatici.
Sono lì più per stare insieme che per la storia.
I genitori invece sono con uno o due figli di età compresa tra i 5 e i 13 anni.
Sopra i 13 i figli se ne vanno con lo scooter a bersi il mojito… altro che fossile dell’Eocene.
Ci ritorneranno quando saranno over 65.
Quindi in veste di pensionati. Se ci sarà la pensione.
La gita a Bolca è abbastanza economica.
Il biglietto del museo costa solo 3 euro e per l’accesso alla cava basta e avanza un euro.
Mi chiedo come facciano a mantenere così bene il Museo e la Cava.
Ormai per deformazione faccio i conti per comprendere se e come raggiungono il punto di pareggio. Il break even del paleontologo.
I conti mi sembrano difficili da fare tornare.
I libri del Museo, in vendita, mi sembrano impolverati e ingialliti.
Non vedo nessuno acquistare le spiegazioni che in 500 anni studiosi di tutto il mondo hanno contribuito a generare.
Sono anche uno dei pochi che legge religiosamente tutti i cartelli esplicativi.
La cultura non si vende.
Nemmeno a Bolca.
Il bilancio libresco langue.
Il negozietto vicino, che vende pietre e fossili che in gran parte arrivano da altre parti del mondo, mi da le prime due lezioni di marketing Eocenico.
Lì c’è un gran andirivieni di bambini, genitori e pensionati.
Possono toccare tutti i pezzettini di sassi, rocce, fossili brasiliani e algerini…
E come minimo escono con un bel pezzo di neolite… che è un impasto colorato prodotto in qualche fabbrica di shenzen…
Allora penso.
Pietra tarocca batte libri autorevoli uno a zero.
SCRIVERE DI UN PRODOTTO NON SIGNIFICA RENDERLO INTERESSANTE, SOPRATTUTTO SE LASCI CHE IL CLIENTE SIA LIBERO O MENO DI LEGGERE.
FARE TOCCARE UN PRODOTTO, ANCHE SE LONTANISSIMO PARENTE DEL VERO OGGETTO DEL DESIDERIO, È QUASI COME AVERLO VENDUTO .
Mi trasferisco dal Museo alla Cava.
Con stupore noto che non si vende nulla alla cava.
Ma come? Penso nella mia pochezza di viaggiatore fuori tempo.
Qui potrebbero vendere fossili.
Sbagliato.
I bambini e i pensionati entrano nella cava che per centinaia d’anni è stata faticosamente scavata e grattata da uomini curvi e duri come cuoio.
Sembra ancora di sentire il lavoro del piccone e del martello. Unici strumenti per un lavoro così delicato.
Mica mine e tritolo.
E quando esci cosa succede?
Succede che sei in mezzo ad un monte di sassi, residui dei mille scavi già fatti.
Sei in una grande pietraia.
E allora cosa vorresti fare?
Se sei un bambino o un pensionato, che poi per certi versi è la stessa cosa, vorresti staccare un gratta e vinci della lotteria dell’era terziaria.
E vincere un bel pesce di 50 milioni di anni, che aspettava proprio te.
La grande soddisfazione di trovare un amico fossile e fare vedere che sei in gamba o fortunato.
Che poi a volte è la stessa cosa.
Come si fa a grattare e vincere?
Le pietre sono come un libro chiuso nel quale le pagine sono gli strati.
Si batte con un martello aprendo lamina per lamina riducendo le pietre piccoli pezzi
Se quando si apre la lastra appare un fossile, allora si dividerà in maniera pressoché uguale nelle due parti, “impronta” e la “controimpronta”.
Deve essere una esperienza indimenticabile.
Una esperienza che nessuno ti deve spiegare quanto bella deve essere.
Ma serve uno strumento.
UN MARTELLO.
DATEMI UN MARTELLO.
E con un tempismo svizzero appaiono i martelli.
Decine, centinaia di martelletti per bambini e pensionati.
Centinaia di martelletti made in china, come i martelli di The Wall dei Pink Floyd.
Due euro e cinquanta l’uno.
E’ l’assedio.
Bambini assistiti dai genitori, pensionati agguerriti come Thor.
Martelletti a go-go.
Ecco il Break Even.
Ecco la lezione di marketing dal pesce fossile millenario.
PUOI VENDERE QUALCOSA ANCHE A QUALCUNO CHE NON HA IN MENTE DI COMPRARE NIENTE DI QUELLO CHE HA VISTO SE RIESCI A FARGLI CREDERE DI AVERE ANCHE SOLO UNA POSSIBILITÀ DI ESSERE PIÙ FELICE.
Torno sui miei passi mentre decine di bambini e pensionati battono felici sulle pietre come tanti condannati ai lavori forzati.
I genitori, che sanno che di gratta e vinci non si vive, ne approfittano per riposarsi all’ombra.
Domani è lunedì. Meglio riprendere le forze.
Tutti sono felici e anche io mi sento bene.
Non ci sono situazioni impossibili per un buon marketer.
Anche se non ha un MBA e non vive a NYC , L.A., Milano o Londra.
Anche in tempi come questi.
Adesso devo solo convincere mio figlio che tagliando l’erba del giardino potrebbe trovare lo scheletro di un dinosauro nascosto e il gioco è fatto.
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Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
11 Comments
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Interessante la vendita dei marteletti per aprire le rocce, anche se penso che il messaggio più importante che tu hai voluto dare, sia quello di quanto sia poco visitato e apprezzato ciò che abbiamo di più prezioso, cioè la nostra storia, soprattutto appunto dai giovani o nuove generazioni che dir si voglia.. Questo posso confermarlo pure io. Guardando il lato positivo di tutto ciò, affermo che quanti si interesseranno alla storia così come a tante altre cose, saranno quelli che faranno la differenza! Ciao Sebastiano
Post decisamente interessante che sicuramente mi farà riflettere sulla spinta all’acquisto. Non mi dilungo ma penso che questo posto mi abbia aiutato a cambiare prospettiva su un paio di cose.
Mi hai molto divertito e stimolato, bravo Sebastiano; quella del dinosauro in giardino te la copio tra qualche anno: mio figlio ne ha solo 3 di anni e l’interesse per i dinosauri non è supportato dalla forza per reggere un tagliaerba, purtroppo ! 🙂
Ciao Seba! Ho ancora le lacrime agli occhi per le risate!
Il tuo modo di raccontare le cose è unico e coinvolgente.
Una sola domanda: hai scoperto se l’ideatore di questa idea dei martelli sia un laureato in comunicazione o, come credo io, sia la persona un poco più sveglia di altri magari il classico contadino abitante di quei posti a cui, se parli di marketing ti guarda interdetto?
ah lì vado alla grande se dico così a mio figlio mi ritrovo una cava due volte + grande di quella di Bolca!!!!!……. bravo seba …….non lamentarsi che non si vende, ma trovare il martello giusto!!!
Ma poi sei riuscito a convincere tuo figlio a tagliare l’erba? 🙂
Ricapitolando:
– far lavorare gli altri per te
– farli al tempo stesso divertire
– farti dare dei soldi per offrire loro gli strumenti di lavoro
– ricompensarli con il miraggio di un premio prodigioso, del quale non potranno entrare in possesso… ma vuoi mettere la soddisfazione!
– dover pensare più a come farli smettere che a come farli lavorare.
Più che di marketing, mi sembra un’eccellente lezione di di management! Merci beaucoup, Sebastian
divertente qsta storia, in parole molto semplici e in modo simpatico hai descritto esattamente la situazione 🙂 complimenti
Mi ricordo di aver letto una cosa simile relativamente alla corsa all’oro in California nell’ottocento: alla fine quelli che fecero veramente del gran business furono i venditori di pale e picconi!
Analisi assolutamente corretta, a mio vedere, illustrata con prosa immaginifica e fiorita. C’è da aggiungere una considerazione, nello specifico: l’esame muove un certo pensiero perché “giù” da noi, tanto per cambiare, non siamo abituati in ambito culturale a operazioni di questo tipo. Il “marketing” della cultura e una comunicazione diretta, semplice, coinvolgente, che sappia rendere facile e magari divertente ciò che molti vogliono mantenere elitario e settoriale, sono visti ancora con sospetto nella maggior parte delle stanze dei bottoni competenti.
Altrove (finiremo mai di dirlo?) azioni simili per musei e mostre sono il pane quotidiano. In Italia come la cultura in senso lato, come altri settori, è una casta e tale si compiace di rimanere. Vallo a spiegare che il mercato, affrontato con mezzi di mercato, può far bene…
Senza guardar lontano mi vien da pensare a una “certa” esposizione programmata su tre anni nella nostra bella Bassano, dalle altissime potenzialità e probabili ricadute sul territorio, se organizzata, curata e promossa in un certo modo… Devo continuare?
– Lo spirito pragmatico di un italiano del nord est è ancora oggi in grado di fare delle buone analisi con parole comuni, senza riempirsi la bocca con inglesismi altisonanti e che ricercano autorevolezza solo perché un po’ incomprensibili alle persone semplici.
– Se Bolca, che è nata 50 milioni di anni fa, dopo esser stata oggetto di studi per 500 anni, anche se con i suoi libri ingialliti soffre della assenza di interesse da parte dei “vigorosi” giovani d’oggi consente ancora di ragiungere il brak even, perchè siamo così timorosi che non lo continuare a fare anche la ben più giovane realta economico produttiva del nord est?
– Io domenica vado a Bolca (è da tanto tempo che non ci vado…) qualcuno di voi va a fare un giro per qualche malga nei Lessini o nelle Piccole Dolomiti? Anche quelle embrano essere un miracolo dell’anacronismo moderno, ma sarei curioso di sentire poi qual’è il segreto del loro “punto di pareggio”.
– Per quanto rugarda l’erba… se la felicità emozionale di tuo figlio coincide con il trovare lo scheletro di un dinosauro allora io gioco è proprio fatto.