I coach sono inutili e pericolosi, gli statali pigri, gli imprenditori senza scrupoli.

In Approfondimenti, La Grande differenza
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Polarizzare l’opinione e dividere tutto in due, amici e nemici, rossi e neri, buoni e cattivi, paga sui media ma uccide il progresso e il vivere civile.

“Se incontri il Buddha, uccidilo”. Recita così un celebre koan, un’affermazione paradossale tipica del Buddhismo Zen, usata per favorire la consapevolezza su sfide e problemi della vita.

In questo caso il messaggio vuole ricordare che l’illuminazione, la perfezione, il Buddha, non cammina in questo mondo e chiunque si presenti come “illuminato” è più probabilmente un impostore.

Nessuno è il depositario di una verità universale e nessuno è mai privo di ombre oltre che di luci. Cerco di ricordarmelo spesso e mi sembra sempre pericoloso utilizzare l’ascia per spaccare tutto in “bianco o nero”, quando sarebbe più opportuno utilizzare un bisturi per non cadere nella generalizzazione.

Attenzione a fate e guru ma anche alle generalizzazioni

Negli ultimi mesi, da questo blog come anche sul palco, ho cercato spesso di mettere in guardia da fate e guru con idee sexy e affascinanti ma poco realistiche, formule magiche per qualche tipo di successo, vendute a caro prezzo.

Anche qui però il virus della generalizzazione è dietro l’angolo e mi pare che la tendenza sia ormai quella di andare contro chiunque si ponga o sia depositario di una qualche forma di saggezza e competenza. Polarizzare l’opinione e dividere tutto in due, amici e nemici, rossi e neri, buoni e cattivi, paga sui media ma uccide il progresso e il vivere civile.

Polarizzare l’opinione e dividere tutto in due, amici e nemici, rossi e neri, buoni e cattivi, paga sui media ma uccide il progresso e il vivere civile. Condividi il Tweet

Trovare l’individuo che incarna tutto il male possibile diventa un gioco perverso per focalizzare il malessere popolare e parlare d’altro.

Succede così che, in questo preciso momento storico, chiunque insegni o proponga qualcosa si trovi ad essere oggetto di analisi e giudizi, spesso sommari, che lo scaraventano senza possibilità di replica nell’inferno di cialtroni e impostori. Tutti insieme, nello stesso calderone.

Non vorrei esagerare ma comportamenti di questo tipo mi riportano alla mente tribunali tragici come quello del periodo del Terrore della Rivoluzione Francese che cancellava l’interrogatorio preventivo così come la necessità di addurre prove materiali.

Con la legge del 22 pratile 1794, cito da wikipedia: “furono aboliti l’interrogatorio preventivo, la difesa degli accusati, la necessità di fornire prove materiali, la carcerazione come pena: le sentenze potevano essere solo assolutorie o di condanna a morte”.

Non ho alcun rapporto particolare con gli autori e i soggetti dei post in questione ma in questi giorni ho prestato attenzione a due “opinioni” che mi pare raccontino situazione e “zeitgeist”: un articolo ben articolato, molto pungente e critico verso Marco Montemagno, apparso su The Vision a firma di Alice Olivieri e una spettacolare presa di posizione contro ogni genere di trainer e coach, da parte della bravissima Arianna Porcelli Safonov.

Sono cosciente che la satira ha bisogno di generalizzare, ma il problema è quando in giro c’è gente che non aspetta altro, specie in questo mondo di rimbalzi digitali dove l’ironia si perde e si trasforma in sentenza.

Visto che frequento da anni, oltre che il mondo dell’impresa, l’ambiente più informale e meno normato del “miglioramento personale”, del “self-help”, della formazione o in qualsiasi modo  vogliate chiamare il mondo di chi cerca soluzioni, spunti, pratiche o paradigmi non canonici per uscire dai propri guai o sentirsi più realizzato mi prendo la briga di una riflessione. Forse più per me che per chi legge.

Ecco alcuni punti sui quali a mio avviso sarebbe bene riflettere.

Vita reale batte grandi ideologie 100 a 1

In un mondo ideale tutti dovrebbero avere quella scintilla per alzarsi la mattina desiderosi di fare e realizzare. I dipendenti avrebbero la stessa luce negli occhi dei loro datori di lavoro, i datori di lavoro terrebbero in conto le esigenze dei collaboratori come riguardano le proprie e alla fine le aziende registrerebbero performance straordinarie e condividerebbero i frutti tra tutti gli attori.

Le mamme si guarderebbero intorno, tra piatti, bucati e figli – ma vale anche per i papà – e avrebbero la forza non solo di fronteggiare le vicende domestiche ma anche di programmare e realizzare una carriera serena ed equilibrata facendo crescere ragazzi felici e amorevoli.

Tutte le studentesse e gli studenti saprebbero quali studi e quale carriera seguire per ottenere il successo morale e materiale e saprebbero come fare.

In un mondo ideale insomma non ci sarebbero problemi.

Tuttavia, l’assurdità di un mondo ideale sarebbe che nessuno avrebbe un posto rilevante e significativo nel mercato perché nessuno avrebbe problemi e dunque nessuno potrebbe offrire soluzioni.

Sarebbe meglio? Forse sì. Ma questa è un’altra storia.

Non è questo il caso in questione.

Forse un giorno il mercato libero non ci sarà più. Ma ora c’è.

A meno che non si voglia disquisire sul fatto se il mondo sia il migliore possibile, nel mondo della formazione non convenzionale si parla di come cavarsela nel contesto in cui viviamo.

E per cavarsela in questo serve motivazione e pratica. Un misto di senso, passione, significato, conoscenze, relazione, suggerimenti, tecniche, pregiudiziali, teorie e certezze.

Qualcuno può offrirsi di vendere tutto questo mix?

Ne ha facoltà?

Tecnicamente sì.

E’ bene?

A volte sì, a volte no.

Magari serve fare qualche distinzione.

Intanto, penso che la domanda chiave per separare la pula dal grano sia chiedersi se questo mix che è in commercio risolva o non risolva le questioni.

Per quanto mi riguarda, se le risolve, se qualcuno può darmi la motivazione necessaria per alzarmi dal divano e salire su un palco, se qualcuno mi può stimolare a scrivere e pubblicare un libro o darmi l’energia per parlare con i clienti, allora questo è bene.

Se qualcuno può aiutare un ragazzo alle prese con una crisi adolescenziale a non lasciarsi intimorire dalle critiche e dai falsi ideali, a credere in se stesso, questo è bene.

Se qualcuno ha storia e storie in grado di fare diventare bravi capi degli individui misantropi ed egoisti o a coinvolgere lavoratori svogliati, questo è bene.

Se la motivazione risolve davvero un problema, tutto ciò è bene.

Ho imparato negli anni che risultato batte chiacchiere e ideologia.

Peggio del fare qualcosa di poco efficace c’è il non fare

Per quel che mi sembra di vedere, siamo passati velocemente da un opposto all’altro e poi ancora: dal “non dipende da te” (dipende dal fato) al : “Dipende solo da te” (meritocrazia totale) per tornare nuovamente al: “Fai come cazzo ti pare tanto cosa vuoi che cambi, nessuno ti può salvare”.

Messaggi del genere anche se partono con la buona intenzione di proteggere i creduloni da guru e venditori di olio di serpente, sprofondano le persone in una sorta di fatalismo in cui nessuno ti può aiutare e in cui tutto è impossibile perché tutto è un “puttanaio” di “sfigati” o “ truffatori” che ti vogliono fottere.

In epoca di populismo, la facilità con cui si ghigliottina chi non ti piace senza verificare se mantiene le sue promesse è una tentazione forte. E rischia di farci perdere davvero tanto.

Come l’Insegnare: “Trasmissione di conoscenze e di esperienze con cui si istruisce qualcuno in una disciplina o, più in generale, si forniscono stimoli alla crescita psicologica e intellettuale della persona”.

Come lo Stimolare : “Favorire, suscitare un dato comportamento: stimolare la competizione; sollecitare una facoltà.

Non tutto ciò che qualcuno ti trasmette è una puttanata.

E il “quanto costa” non è il parametro per valutarlo. Il parametro è : “Ma funziona?”.

Non tutto ciò che qualcuno ti trasmette è una puttanata. E il "quanto costa" non è il parametro per valutare. Il parametro è il "ma funziona?" Condividi il Tweet

La vita è a colori, con mille sfumature (altrimenti si chiama fanatismo)

Più che generalizzare bisognerebbe fare attenzione.

Non va bene quando sembra soluzione ma è solo “olio di serpente”.

Non è la “motivazione” a essere cattiva e nemmeno i “motivatori” ammesso che si possa chiamarli così.

Lo sono gli impostori. In ogni campo.

Ma vanno riconosciuti e non catalogati a priori sulla base di proprie preferenze ideologiche o di convenienza.

Ne ho scritto e parlato tante volte negli ultimi tempi perché ritengo sia importante vaccinarci contro i furbi. Credo che la responsabilità primaria nel non farsi abbindolare stia nella nostra risposta di fruitori.

Ma senza decapitare i capaci e i virtuosi.

Sintetizzando, i seguenti casi mi spingono ad essere realmente sospettoso:

  • Quando la “motivazione” che ti vendono non può cambiare le circostanze reali.
  • Quando ad esempio ci sono limiti interni o esterni immodificabili, come ad esempio diventare numeri uno in qualche campo senza che sia necessario possedere alcuna competenza, senza darsi il tempo adeguato, senza considerare i competitor e quanto siano migliori, senza considerare il sistema mercato o paese.
  • Quando la “motivazione” venduta è basata su idee mistiche indimostrabili e per cui servono atti di fede in cose persone o divinità o imprecisate energie cosmiche.
  • Quando la “motivazione” venduta non riguarda il “chi le compra” ma solo il “cosa  comprano”. Quando insomma si motivano le persone a comprare cose e formule che dovrebbero risolvere tutto a prescindere da chi sono.
  • Quando la “motivazione” mette a repentaglio l’esistenza psichica delle persone e dei loro affetti, esortandole a lanciarsi in piani e progetti ad alto rischio senza paracadute e piano di recupero, situazioni da cui poi il motivatore si tira fuori con la spiegazione che :“Non ci hai creduto abbastanza”.
  • Quando la “motivazione” venduta illude che vi sia una sola strada, una sola definizione di successo, indiscutibile, assoluta, decisa da altri.
  • Quando il “ motivatore” si rivolge a persone che avrebbero bisogno di un supporto diverso, medico o psicologico e mette dunque a rischio la vita delle persone.
  • Quando si incita a calpestare gli altri.

Forse c’è ancora qualche punto che si potrebbe aggiungere ma in questa lista mi sembra ci siano in filigrana le sagge parole di Epitteto: “Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri”.

Forse quindi non è una lista esaustiva, ma poniamo che lo sia. Perché chi ti aiuta a tirarti fuori dall’impiccio e ci riesce dovrebbe essere per forza uno stronzo o una stronza? Perché tanta avversione definitiva?

Sembra una parabola come quella della categoria dei politici, ormai sembra siano odiati da tutti. Non esiste più distinzione nella testa del Tribunale Rivoluzionario. Tutti da decapitare. Statali. Politici. Intellettuali. Immigrati.

Adesso tocca a chiunque abbia pensato di potere essere utile al prossimo con quello che aveva imparato.

Io immagino e sogno un mondo capace di distinguere. Ci sono truffatori, ci sono professionisti in gamba. Io ne ho conosciuti di entrambi i tipi. E con me tanti altri.

C’è bisogno di crescere non di proteggersi

I nostri antenati dovevano proteggersi dalle tigri dai denti a sciabola, noi affrontiamo pericoli diversi. Uno di questi è sicuramente proteggerci da una schiera di cinici, scaltri e furbi personaggi che vivono e prosperano surfando la perversa convinzione per la quale il successo è solo frutto di migliaia di follower, jet personali, piscine da sogno e via così.

È facile trarre profitto da situazioni così.

Disruption, cambi sociali, asimmetrie informative, ignoranza sono il concime della manipolazione. Ma il vero problema non sono i truffatori. Il vero problema è l’ingenuità, la “naiveté”del pubblico.

Non si impedisce di usare un coltello per tagliare una bistecca dipingendolo come un fosco strumento di morte, si insegna come fare e si fa comprendere come uno strumento utile possa diventare pericoloso.

Altrimenti stiamo incentivando una sorta di luddismo ideologico.Distruggiamo tutto ciò che non capiamo e giudichiamo a priori minaccioso.

Il criterio della pelle in gioco (e un altro fattore)

Come fai a capire quali idee e cose possano esserti utili e da quali stare alla larga?

Sicuramente ci sarà qualche libro e corso che lo spiega (sigh!) ma credo che un buon suggerimento possa essere quello di analizzare chi ti sta di fronte.

Personalmente fuggo da chi:

  • non ha mai percorso la mia strada e non lo farà mai
  • non ha la pelle in gioco e non ci rimette nulla se le cose non funzionano. Fosse anche la reputazione.

Chiunque comunica è a rischio

Premesso che sopporto a malincuore che qualcuno mi definisca coach e/o motivatore per comodità sua e non per mia richiesta , va detto che siamo tutti e comunque a rischio. Non solo come coach, trainer e motivatori ma anche come artefici e venditori di soluzioni.

Anche se sei un elettricista o un violinista o un attore o un giornalista.

In ogni caso devi comunicare la validità e la bontà delle tue soluzioni. Lo vuole il mercato e lo enfatizza questa società digitale: ogni volta che comunichiamo stiamo offrendo un’alternativa e una soluzione.

Quando comunichi, ma direi anche quando fai, sei a rischio di venire “sputtanato” come ha fatto Michel Moore con Phil Knight della Nike.

Knight viene sputtanato. Ma Knight rimane uno che ha costruito un’impresa di valore e nel gioco qualcuno ne ha beneficiato e qualcuno ne ha perso. Non si riesce a ghigliottinare tutti e basta, se si è dotati di spirito critico e amore per le nuances.

Inoltre se si comprende che la stessa sorte potrebbe toccare a te domani potresti diventare più attento sensibile. Sarebbe stato interessante intervistare su questo il giacobino Maximilien de Robespierre il 28 luglio 1794.  

Anche chi smonta una storia vende una storia

E questo, va detto, vale anche per coloro che smontano storie anziché costruirle.

Anche dire: “Non hai bisogno di nessun aiuto, nessun corso, nessun video, nessuna lezione, nessuna motivazione” è una storia, e una storia che viene venduta dietro corrispettivo, che sia economico o reputazionale.

Anche chi smonta le storie, vende. Condividi il Tweet

La regola d’oro funziona anche in questo caso

Dunque, mi pare che ancora una volta, possa valere la regola d’oro nella sua versione in negativo: “Non fare ad altri ciò che non vorresti fossi fatto a te”.

Non nel senso di non criticare. Ma di criticare con giudizio e soprattutto tenendo conto della verità e non delle opinioni, dei risultati e dei modi.

Perché una storia dovrebbe valere più di un’altra? Perché la storia di :“Non ti serve nessuna motivazione”, spesso venduta in spettacoli e in libri, dovrebbe valere più del : “Ti serve questo genere di motivazione”?

Se le storie sono “buone”, se risolvono i problemi di qualcuno. Se non sono declinate in modo disonesto e a discapito di altre persone e portano al risultato, sono buone.

Tanto i consulenti, i coach, i motivatori in qualsiasi ambito, tanto chi fa satira, comici, teatranti e oppositori di professione, campano sulle idee.

Alcuni sono bravi altri no, alcuni in buona fede altri noi. Alcuni portano risultati, altri no. Di questo si deve parlare ed eventualmente discutere.

Il resto, le decapitazioni pubbliche e di massa sono populismo applicato per grattare la pancia alla massa degli spettatori che chiedono “pane e circo”.

Un rischio che oggi dovremmo fuggire con forza.  

Perché gli altri siamo sempre noi.

Imprenditori, dipendenti statali o coach.

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