Hai presente quando, amaramente ti accorgi, che sei creditore di un’anima irriconoscente? In quel momento che s’insinua, come un cuneo, tra la gioiosa fiducia infantile e la disgregazione delle certezze che un po’, accompagna il divenire adulti; hai presente?
Quando mi capita di stare dalla parte giusta della barricata, e chissà quante volte non lo sono stato e non lo sarò , mi sento irrequieto.
Scrivo fino a tardi, sperando che le ore diventino piccole fino a scomparire e portino con sé quel senso di bruciore che mi prende alle tempie.
Hai presente?
L’ingratitudine è una di quelle giostre che ti porta solo nausea e vomito.
Un tagadà tarato male, che ti tocca sorbirti a malincuore, mentre pensavi che non ci saresti mai dovuto salire.
Come mai è così pesante ammettere che hai riposto male la tua fiducia?
Forse è perché crediamo che proprio a noi, a noi no, non capiterà di sbagliare.
E invece sbagliamo, a volte tanto, a volte meno, ma è inutile scappare.
Capiterà.
Capiterà anche agli altri con noi.
Poi penso anche che l’amareggiarsi per l’ingratitudine, è un ottimo segnale per il mio spirito.
Così almeno mi dico, divincolandomi violentemente dalle catene dei complessi di persecuzione con cui mi sono nutrito da bambino per tacitare i drammi rumorosi che non riuscivo a maneggiare e nessuno mi insegnava come.
Hai presente?
Ci è voluto del tempo per capire che è un buon segno.
Comprendere che patire per l’irriconoscenza segna un’ora bella, anche se per accorgertene ci metti tanto o poco.
Ma tanto o poco, poco conta, che ognuno indossa il suo di orologio senza lancette.
E’ una questione di amore, con buona pace dei contabili e della partite doppie.
E’ la presenza dell’amore che lascia quel buco grande un pugno quando pensavi di meritare un riempimento.
Il buco lasciato è la prova del tuo sentimento, come un cratere sulla luna abbandonata dai suoi amanti terrestri, una volta che è passato il miracolo.
Non c’è male a stare male per l’ingratitudine, non c’è male a stare male per il troppo amore, la troppa fiducia, l’essersi sporti troppo dal balcone della vita.
E’ il prezzo che si paga per vivere un po’ più veloci, più profondamente, più a perdifiato allargando l’orizzonte.
Sì, è una buona cicatrice. Quelle di cui non ti curi se te la vedono. Quelle che valgono una vita.
Hai presente?

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
2 Comments
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Caro Sebastiano, io ti ammiro.
Ti ammiro per la capacità di ribaltare i punti di vista. Per la tenacia e la ostinazione di vedere sempre e comunque un qualcosa di positivo in quello che di negativo ci accade.
Perché? Perché io non riesco sempre a fare così.
Quando mi capitano alcune “cose sgradite”, quando qualcuno mi fa un torto, io “me lo segno”.
E ricordo.
Ricordo per il futuro: non solo ricordo la persona che mi ha fatto un torto (di una certa entità, s’intende) ma ricordo anche le dinamiche che hanno portato ad una certa situazione. Pensando e facendo sì che questo non accada più (diciamo che ci provo a far si che…).
E le persone che ragionano come te, che si sforzano (come te) di plasmare e metabolizzare anche le situazioni più difficili, traendone insegnamenti positivi, io le guardo, le osservo e le studio. Cercando di “carpirne” i segreti, per portare a casa ed imparare qualcosa di buono, che mi aiuti a sopravvivere e a crescere, attraversando la quotidianità.
Grazie.
Ti leggo mentre sembra non esserci via d’uscita e la cerco tra le tue parole bellissime e così vere.. grazie