“Fatti il letto”: le piccole cose fanno la Grande Differenza

In La Grande differenza, Libri per La Grande Differenza
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Ho tagliato cinque anni fa il nastro dei cinquanta. Quell’età in cui le persone quando ti parlano, immaginano che tu abbia anche accumulato la giusta dose di esperienza. Nel mio caso gioca molto aver lavorato sin da ragazzo, aver girato il mondo, avere avuto la buona sorte di ricoprire ruoli ragionevolmente importanti in aziende significative e amate. Oltre a questo vale molto la possibilità che ho avuto di lavorare a fianco di capi e persone straordinarie.

Gli ultimi vent’anni poi la mia passione per la motivazione e l’organizzazione aziendale e la stima di amici che mi hanno dato fiducia mi ha permesso di apprendere, intervistandoli, da pensatori, campioni sportivi e capitani di azienda. Umberto Galimberti, Nassim Taleb, Giovanni Rana,Julio Velasco e la lista ormai è davvero lunga.

Ho lavorato in Germania come “Gastarbeiter”  e ho terminato la stesura dei uno dei miei libri più cari in una capanna in India. Come tanti altri, nel tuo piccolo, a cinquantacinque anni hai un pacco di aneddotica che snoccioli per passare il tempo, per stupire o anche per arricchire le conversazioni.

Ma se ci penso e tolgo tutto il di più, il non necessario, il conversazionale a queste esperienze mi rimangono pochi concetti chiave. Semplici e diretti.

Ed è probabilmente la semplicità di un’idea che la rende di facile attuazione ed è la possibilità di attuarla  facilmente che la rende una buona idea.

Tra le lezioni che mi hanno spinto sin qui e mi spingono ad andare avanti ci sono cose come:

  • Tenere in ordine il tavolo, una lezione appresa da un operaio burbero al quale ero stato affidato come apprendista;
  • Prendere una scopa in mano e liberare il campo dall’acqua, una perla di saggezza che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, merito di un ragazzo che sembrava la reincarnazione di Jim Morrison e che incontrai appena dodicenne.
  • Le scarpe imbiancate di polvere di mia madre che lavorava in fabbrica, indice del fatto che mi ha cresciuto con sacrificio e che stare dritto sulla schiena era qualcosa che le dovevo e le devo sempre.
  • E altre piccole e grandi lezioni, soprattutto di umanità. Come i grandi classici : dire sempre “grazie”, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Per questo quando mi imbatto in libri che parlano di come fare succedere le cose e di come cambiare il proprio mondo, sono sempre attento al livello di complessità (e attuabilità) dei consigli.

“Fatti il letto”, dell’ammiraglio William H. McRaven, è per questo uno dei libri che preferisco e consiglio a tutti. Al suo interno non si trovano ricette segrete o suggerimenti che stravolgono tutto, ma è proprio la capacità di ognuno di noi di recepire, calare e attuare nel nostro mondo che fa La Grande Differenza.

Fatti il letto. Piccole cose che cambiano la tua vita… e forse il mondo

Nel suo discorso tenuto ai laureandi dell’università del Texas alla cerimonia di consegna dei diplomi, William McRaven condivise dieci principi che ha imparato durante l’addestramento da Navy seal e che lo hanno aiutato a superare le sfide non solo nella sua carriera, ma lungo tutta la sua vita.

Uno dei consigli era: “se la mattina vi fate il letto, avrete portato a termine il primo compito della giornata. Questo vi darà una sensazione di orgoglio e vi incoraggerà a concluderne un altro, e poi un altro ancora. Farsi il letto, inoltre, rimarca la consapevolezza che nella vita le piccole cose contano. Se non sapete fare bene le piccole cose, non ne farete mai di grandi”.

Il discorso ebbe talmente successo che McRaven fu invitato a scrivere un libro in cui andasse a fondo sui 10 consigli. Rispetto al discorso, ogni consiglio è contestualizzato in episodi di vita militare e personale, mentre le riflessioni mantengono una natura asciutta e condensata.

Senza voler togliere il piacere della lettura, scelgo quattro consigli.

1) Se volete cambiare il mondo… cominciate col rifarvi il letto

McRaven in questo capitolo ricorda la base di un addestramento militare. La rassegna mattutina dei superiori partiva dall’analisi del letto: gli angoli, la coperta e il cuscino adeguatamente ripiegati e allineati, ecc. Quando l’esame non viene passato, la pena è quella che i Navy SEALS chiamano “hit the surf”, ovvero gettarsi in mare per poi rotolarsi sulla spiaggia fino a essere completamente ricoperti di sabbia bagnata… “una condizione nota come “sugar cookie”.

Riflessioni come questa, che possono sembrare banali, richiamano invece qualcosa di molto più potente: la responsabilità individuale.

Fare quanto è in nostro potere per ottenere ciò che vogliamo, è l’unica strada che può portare al raggiungimento degli obiettivi. E quasi sempre si tratta di piccole cose, azioni che vanno eseguite per quanto possano sembrare faticose e meno attraenti di altre.

Mi trovo a parlare delle stesse cose quando qualcuno mi presenta un progetto imprenditoriale miracoloso e non sa rispondere alla domanda: “Dunque come fate i soldi?”

O quando mi si dice che il clima in azienda non è sostenibile e la prima cosa che avverti entrandoci è che nessuno ascolta nessuno.

O, nel caso del lavoro, quando qualcuno mi scrive arrabbiato del  fatto che nessuno gli offre un lavoro, ma si esonera autonomamente dalla responsabilità di trovarlo.

Se vogliamo cambiare il mondo e il nostro mondo iniziamo dal rifarci il letto mi sembra una buona idea.

2) Se volete cambiare il mondo trovate qualcuno che vi aiuti a pagaiare.

Mai come oggi viviamo una società che tende a esaltare l’individuo e si dimentica del gruppo. Come persone spesso è facile, per rabbia o per una strana forma di ambizione, pensare che possiamo sempre farcela da soli. La storia e l’esperienza dice che non è così.

Come animali sociali abbiamo bisogno di relazioni, contaminazione, supporto.

Come nelle migliori rock band, il vero talento è creare una sintonia perfetta, esaltare ogni personalità in qualcosa di più grande. Vale in azienda e nelle organizzazioni di qualsiasi livello.

A livello individuale invece abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci aiuti quando le forze sembrano mancare o che ci ricordi la nostra meta. È compito nostro trovare queste persone, alimentare queste relazioni e, soprattutto, non farlo solo nel momento del bisogno. Il network, perché di questo si parla, si crea prima che sia necessario e si crea dando prima di chiedere.

3) Se volete cambiare il mondo accettate di essere uno “sugar cookie” e andate avanti.

I manuali hanno l’obbligo di dire che se seguiamo le istruzioni sarà tutto facile.

Difficile vendere un libro che prometta sacrificio e intoppi.

Ma nella vita di tutti i giorni però non funziona così: ci sono mille motivi per cui le cose potrebbero andare diversamente e non dipende neanche da te. Il primo passo è comprendere, come ricordava lo stoico Epitteto, che di alcune cose abbiamo il controllo e di altre no.

Non abbiamo il controllo delle opinioni delle persone e non abbiamo il controllo, ad esempio, del fatto che qualcuno potrà ritenere il nostro letto fatto male.

Per anni mi sono sentito dire frasi di questo tipo: “Zanolli scrivere non fa per te”.

“Non ti laureerai mai”.

E via così.

Erano opinioni e magari per qualcuno rimangono valide.

Ma non sono le mie.

Il nostro secondo compito è ACCETTARE. Come ricorda Victor Frankl, uno psicologo sopravvissuto ai campi di concentramento, l’essenza della vita non è avere una vita alla tua altezza ma essere all’altezza della vita che ti capita.

Quando ti capita la situazione da “sugar cookie”, sii uno “sugar cookie” meglio che puoi.

Con il tempo probabilmente avrai ragione dei torti subiti, ma sul momento recriminare e lamentarsi non è mai una strategia granché produttiva.

4) Se volete cambiare il mondo non suonate la campana.

In questo capitolo McRaven racconta una scena che tutti abbiamo visto al cinema (pensiamo ad Ufficiale Gentiluomo). L’istruttore che mette in guardia gli allievi preannunciando che d’ora in avanti ci sarà un sacco di sofferenza. L’alternativa facile, in questi casi, è arrendersi, suonare la campana.

L’istruttore però, come riporta McRaven, dice anche: «Suonate la campana, e non dovrete alzarvi presto. Suonate la campana, e non dovrete correre per chilometri, nuotare nell’acqua gelida o fare il percorso a ostacoli. Suonate la campana, e potrete risparmiarvi tutta questa sofferenza.» A quel punto l’istruttore guardò in basso e parve deviare dal monologo che si era preparato. «Ma lasciate che vi dica una cosa» aggiunse. «Se mollate, lo rimpiangerete per il resto della vita. Mollare non rende mai le cose più facili.»

Scegliere la via d’uscita, mollare per evitare la fatica temporanea, non è mai la strategia migliore. Spesso è il più grande rimpianto.

3 frasi da “Fatti il letto”

Perché leggere “Fatti il letto”

È un libro ben scritto, non troppo impegnativo, quel genere di libri che puoi leggere in treno o sotto l’ombrellone. E’ uno di quei libri dove le aspettative sono più sull’applicazione una volta chiuso che sullo stile letterario. La Grande Differenza.

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