Ci sono momenti in cui penso a quanto complicato sia il mestiere di padre. Parlo di padre.
Perché posso solo immaginare quello di madre, ma non posso provarlo.
Parlo di padre perché ho la fortuna e sfortuna immensa di alzarmi ogni giorno e domandarmi se
saprò essere capace di essere una fetta di cielo sereno per mio figlio, se riuscirò ad costruirgli vicino
un ponte per il futuro, se in fin dei conti potevo permettermi l’arroganza di creare la vita e
ipotizzare un destino non mio.
E’ complicato o forse sono io a non avere studiato l’indispensabile.
Ma poi chi lo sa qual è il piano di studi per diventare padre?
Chi ci ha dotato dell’hardware per fare i figli dimenticandosi del software?
Io ho cercato ovunque il libretto di istruzioni.
Tutte le volte l’ho cercato.
Quando mio figlio ride, piange, mi guarda perplesso quando vede un cane randagio o un
incidente stradale, quando cerca la mia mano durante un temporale e quando non la trova
perché sono in viaggio per lavoro o a bere una birra con gli amici.
L’ho cercato lo giuro.
Tutte le volte che la mattina mi chiede “io oggi dove vado?” , come lo chiederebbe un pacco
postale se avesse la parola o che domanda “chi mi viene a prendere oggi?” come immagino
farebbe la rosa del Piccolo Principe, in tutte queste occasioni e tante altre l’ho cercato nel vano
portaoggetti della mia coscienza.
Ho frugato ovunque ogni volta che mi scruta confuso per capire se in fin dei conti è normale che
al telegiornale dicano che un bambino è stato picchiato, abbandonato, sfruttato, ucciso.
E non ho ancora il libretto di istruzioni.
E ho dovuto improvvisare come un meccanico dilettante davanti ad una formula 1 che si ferma
ai box per poter ripartire.
E ho provato ad imparare ogni volta e ancora ci provo.
Ogni singola volta perché penso che fare il padre sia un po’ come fare l’arciere, un po’ più vicino
al centro ogni tiro in più che fai.
E mi dico che nemmeno mio padre sapeva come.
Ma mi dico che comunque sono qui.
Ma so che non mi è piaciuto tutto di questa strada.
Non mi è piaciuto stare solo in case d’altri in cui il padre c’era sempre.
Non mi è piaciuto mostrare i compiti per casa solo e sempre a mia madre.
Non mi è piaciuto dire ai professori “no mio padre sta bene solo che non può venire alla
assemblea dei genitori”.
Non mi è piaciuto fare l’uomo prima di esserlo e nemmeno passare ore interminabili vicino ad un
nonno triste che fissava per ore la strada nebbiosa del mio paese dalla sua poltrona di finta pelle.
Non mi è piaciuto sentire solo l’odore lasciato del dopobarba la mattina presto e il rumore
dell’orologio e delle scarpe levate la sera tardi.
E non mi è piaciuto, in ultima, nemmeno capire che tutto quella assenza, quel buco,
quell’insieme di rumori e di odori senza la persona dentro erano il suo modo per volermi bene.
E nemmeno lui aveva il libretto di istruzioni.
Nemmeno lui sapeva come, cosa, quando e quanto.
E come lui tanti altri padri dei miei amici.
Ed io, come forse loro, l’ho capito tardi.
Molto, forse troppo tardi.
Ed è questo il mio assillo, il motivo che mi spinge a scrivere e dire.
Ho paura che mio figlio capisca tardi.
E che forse non sia tenuto a capire.
E che non sia nemmeno giusto per lui capire.
Perché non ha chiesto nulla.
Per questo ogni volta mi chiedo se questo mestiere mi abbia rafforzato o indebolito.
Se sia poi un mestiere, un arte, una missione.
Che cosa sia questo frullato di sentimenti agrodolci che mi prende ogni volta che abbraccio
questo regalo non so.
So che allora, quando sono stanco, quando la giornata mi ha preso, sbattuto, succhiato, ha
provato a mettermi alle corde e farmi urlare “basta, mi arrendo”, allora è il momento di
guardarlo dormire, quieto e felice.
Allora la vita non mi sorprende più alle spalle, non può più sgambettarmi.
Perché non puoi sgambettare chi corre per fare correre qualcun altro.
Allora ho la netta sensazione di essere invincibile, di potere affrontare ogni cosa, ogni battaglia,
ogni schiaffo.
Perché non è mai facile come sembra.
Perché a volte il libretto proprio nessuno l’ha previsto ed allora devo proprio fidarmi e sperare.
Fidarmi di me.
Sperare che la pancia mi dica giusto.
Ma se dentro, se dentro la pancia sento che non posso più considerare di vivere senza desiderare
un posto giusto, felice, pulito per chi lascerò qui un giorno ad affrontare la vita da solo allora
credo che la speranza sia ben riposta.
Se sento che tutto quello che sto facendo è usare un mondo per ritornarlo ai suoi proprietari
futuri allora c’è speranza di poterlo scrivere quel libretto.
E non sarà forse completo.
Ed avrà cancellature, correzioni e buchi.
Ma sarà il mio miglior libretto di istruzioni possibile.
E non aspetterò per dire a mio figlio che avrei voluto un mondo senza temporali per lui ma il
papà, purtroppo, non è un mago.
Ma che anche non essendo mago potrò dirgli che finché ci sarà il papà avrà sempre qualcuno
con cui affrontarli, i temporali.
Anche quando papà non c’è, anche quando non ci sarà, e ci sarà magari solo l’odore del
dopobarba a fargli compagnia.
Ma glielo dirò.
E spero che mi sorrida e mi dica “tranquillo papà, va bene così ”.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
10 Comments
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Ciao amico mio, alla fine per sentirti devo leggere le tue cose e contattarti da qui ma si sa la vita corre troppo veloce, non ce l’aspettavamo così!!! bellissimi pensieri che ho potuto leggere in questa domenica di aprile dopo aver salutato le mie bambine, paola compresa, mentre mi sto preparando alla mia prossima partita da mister che segnerà probabilmete il nostro campionato. E nella tensione e nella paura di non farcela ho cercato qualcosa che mi distraesse e ho ritrovato te… mi ha aiutato molto. Essere padre di due spendide bambine può far più paura di una giornata di pallone e allora vado, vinco e tornerò ad abbracciarle… oppure vado e perdo e mi consoleranno loro!!! alla prossima un abbraccio lele signori
Ciao Lele…grazie.
Spero sempre di riuscire a parlare un pò con calma!
Un abbraccio
s
A rischio di sembrare monotono: Grazie Sebastiano!!
Questa tua pagina la salvo tra le cose più care, da leggere quando ho bisogno di una ricarica.
Da leggere quando sento dentro qualcosa che ribolle per una discussione con mio padre.
Non sono padre, il buon Dio ha deciso così, ma mi sento tale quando la mia Hanna dalla Bielorussia viene a rischiarare la nostra casa e la nostra vita.
Mi sento padre quando Cristina, ucraina di origine ma ormai bresciana, viene per un aiuto per i compiti e si finisce a parlare delle amiche, del fidanzato, del difficile rapporto tra lei e sua madre.
In questi momenti le sensazioni e le emozioni sono quelle che tu, grande narratore dei sentimenti, sei riuscito a rendere così bene nelle tue righe.
di nuovo e semplicemente Grazie
…ecco adesso mi sono pure commosso!!
Questo l’avevo perso! Peccato. Grazie per avermelo donato nuovamente.
Non esiste libretto d’istruzioni per niente, oppure tu ce l’hai quello della moglie ideale? In caso, a noi mogli annaspanti, fa il favore di pubblicarlo.
Le relazioni padre figlio padre figlia madre figlio madre figlia moglie marito moglie suocera marito suocero ecosìvia, possono diventare tanto complicate! Dove questa questione dell’amore è coinvolta…, può facilmente succedere di perdere il bandolo della matassa, e più cerchi di rimettere ordine, più la aggrovigli quella matassa.
Però è anche sperimentato che più le situazioni sono complesse e arzigogolate, più la soluzione in realtà è semplice e a portata di mano – e affatto banale. Esiste un gesto che scioglie ogni matassa relazionale (certo quella su cui vuoi investire), una “pillola” che, in un istante, cura ogni male, annulla ogni dubbio, annienta ogni paura presente e diventa antidoto a ogni paura futura: l’ABBRACCIO del “io ci sono”. Non è la presenza fisica, quella che fa la differenza. Lo sappiamo, no?!
Dai un abbraccio a tuo figlio ogni volta che lo vedi perplesso e disorientato, ogni volta che lui ti fa una domanda e tu non hai la risposta. Prima di partire per un viaggio e appena ritorni. Ogni volta che lo guardi e senti la spinta a farlo. Tu non ci puoi essere sempre, o non puoi spiegare i mali del mondo, ma tu, che sei il suo Universo, con quell’abbraccio puoi regalargli la certezza del “io ci sono” che lo accompagnerà e rassicurerà in ogni momento bello e brutto della sua vita. Che gli darà la forza per affrontare ogni ostacolo, e la vivacità per rallegrarsi di ogni passo avanti.
Troppo semplice? No, non lo è affatto. Da figlio lo puoi dire che non lo è.
Magari non sarai un mago, ma la bacchetta magica ce l’hai! E quello che scrivi, lui lo leggerà, quando sarà ora di capire.
Non sarà tardi, e soprattutto arriverà alla meta con te sempre al suo fianco. Ciao Coach! Sei grande!
E’ domenica e sto guardando mio figlio mentre dorme.
Il suo viso è sereno.
La mia mente si perde nella miriade di pensieri e domande che scaturiscono osservandolo.
Chissà cosa la vita avrà in serbo per lui?
Spero il meglio!
Ma lui è piccolo, si sta riposando.
Si sta riposando per poi giocare. Sì, deve giocare!
I bambini hanno questo potere di farci tornare piccoli e di farci giocare.
Hanno la capacità di farci riscoprire cose che davamo, forse troppo, per scontate.
Eccolo! si è svegliato! Adesso vado perché devo giocare.
Ciao Seba ma com’è che quello che hai scritto mi fa venire un groppo in mezzo allo stomaco, sarà perchè vivo in giro per alberghi 150 giorni all’anno, sarà perchè mio figlio non vive stabilmente con me, sarà perchè oramai è adolescente e io però continuo a vederlo bambino sarà … la cosa che ho imparato nei momenti difficili e quello di cercare di non vendergli la mia “leggenda personale” … lo so io cosa ci vuole per te… dammi retta, io ci sono passato e altre cose simili, tutte vere ma tutte inutili perchè quando me le diceva il mio di padre, anche lui con l’odore del dopobarba mischiato a quello delle nazionali senza filtro io pensavo… ma va va…
Ecco come dici tu non c’è il libretto di istruzioni ma il rispetto di un dono che ci è stato fatto, contribuire a dare un vita, non aspettarsi nulla in cambio perchè tutto quello che arriverà sarà fantastico, aspettative si, pretese mai, cercare di guidare da vicino … ma non troppo, essere padre, non amico perchè chi è padre lo sa, non puoi essere amico di tuo figlio… lui te lo riconoscerà, io me lo auguro ma non ci conto però l’altro giorno, in un momento veramente difficile della mia vita personale, Matty, mio figlio di 16 anni mi ha detto “Tranky Pà io per te ci sarò sempre” … e io ho pianto come un cretino.
Grazie Seba per questo post che rilinko sul mio blog. forzaonorecolore
Sono padre da quasi 4 anni e quello che hai scritto ronzava nella mia testa da tempo! Grazie per aver dato “voce” ad un sentimento profondo!
Tranquillo , se non hai il libretto d’istruzione , loro comunque non sarebbero tenuti a capirlo ; sono altro , sono diversi , sono il futuro ed avranno (per forza di cose ) sempre ragione. Il loro progredire , la loro crescita , la loro comprensione del mondo , il loro star bene sarà legato ad un solo fattore: rispettandolo , superare il genitore .
Grazie Sebastiano! Grazie da madre di 4 figli straordinari per crescere i quali ahimé anche a me nessuno ha dato il libretto di istruzioni! Vederli crescere, piangere, ridere, farmi domande con gli occhi mentre spesso mi rendo conto di non avere risposte fa crescere anche me…con loro. E grazie anche da figlia che ha capito troppo tardi…o, forse, quando era giusto che capissi secondo i piani dell’Universo per, come dici tu, superare il genitore, andare oltre e disimparare cose vecchie per impararne di nuove e diventare una persona e una madre migliore. Un abbraccio e grazie 🙂 Emanuela