Come la mettiamo quando i conti non tornano? A me, per esempio, non torna il conto di quanto devo. Ho perso il conto di quanto devo a un sacco di gente.
Ci pensavo qualche giorno fa incontrando un maresciallo dei Carabinieri sconsolato, che con gli occhi lucidi mi confidava che non ne può più di acchiappare delinquenti per poi vederli rilasciarli.
E che poi la gente è a lui e alla sua divisa che guarda di traverso e lui non sa più perché la porta quella divisa a cui ha dedicato una vita.
E perdo il conto di quanto devo alla badante romena, che mi grida ridendo, dal giardino di fronte, che non vede l’ora di partire per casa sua, su ai confini con la Moldavia, che non vede i figli da un anno e mezzo.
Tutto tempo che, io so, ha passato tra cateteri, padelle, pannoloni e lente passeggiate sospingendo la carrozzina abbandonata.
E all’artigiano di Treviso che vuole mollare, che mica si può sempre e solo lavorare e sentirsi dire che sei un evasore.
Lo so che mastica amaro e che voleva provare ad avere un futuro diverso.
Ma tant’è.
A lui quanto devo?
E alla studentessa romana entusiasta che mi chiede una lettera di referenze perché così in Australia le offrono un lavoro che non vede l’ora di prendere.
Mi riempie l’anima ascoltarla, mentre parla più veloce di un razzo diretto verso la luna.
E quanto devo alla mia amica, che operata e tagliuzzata, fin nell’intimo della sua anima, per via di quattro brutti mali, mi dice sotto un sole pallido e morente, che non sopporta chi si lamenta.
E all’operaio di Padova, quanto devo?
Che lui di giorno guida il furgone e di sera sforna pizze e studia la domenica mattina, almeno finché non avrà dei figli, che mi dice che lo sa che con i figli è importante anche giocare assieme.
Quante storie incontro?
Quanta gente vedo? Osservo e ascolto ?
Contraggo debiti come fossi un fanatico di gratta e vinci,
In effetti in tutte queste storie gratto e vinco.
In effetti ricevo doni in quantità.
In effetti, in questa corsa, drammatica e comica, senza senso apparente, giù per le discese e le salite di una vita segnata dai guardrail delle tradizioni accettate, degli usi consolidati e delle abitudini portate come gioielli finti, ho molto di cui essere grato.
Ma ho perso il conto.
Come mai salderò il debito con la mia amica che ha adottato due fratellini brasiliani, bellissimi e tristissimi, e che ora accennano a un sorriso timido con cui riconciliarsi con un mondo riarso.
Per quanto potrò rimanere in debito con ragazzo che raccoglie i tappi delle bottiglie di plastica così, prima o poi, al reparto di oncologia, potranno comprare un macchinario nuovo.
Ma quanto mi costerà pareggiare il conto con lo studente che mi ha chiesto se poteva dedicarmi la sua tesi di laurea, perché, secondo lui, io, io che spesso mi addormento sul libro che tento di scrivere, l’ho aiutato con qualche telefonata che non si aspettava.
E che conto aperto avrò con i ragazzi e le ragazze con cui lavoro, che mi spiegano ogni giorno cosa è il bello e cosa non lo è più, cosa è giusto e cosa no, agli occhi di una generazione che vede il mondo senza le lenti di fortuna, opache ed ubriache, che uso io, figlio di un mondo che gocciola come una scatoletta di tonno mezza vuota.
E come mi sistemo con il vecchietto che decora il suo giardino con tutti i pezzi di scarto colorati che trova ?
Perché quel bizzarro giardino è un inno confuso e sgangherato ad un mondo che getta via di tutto, e lui orgoglioso e caparbio, di quel rifiuto ne fa un mondo alieno, variopinto e stimolante, che mi saluta dal finestrino ogni giorno mentre vado al lavoro.
E mi ricorda che un mondo diverso è possibile a partire dal tuo cortile.
Ho persino un paio di debiti con il mio gatto e con il mio cane.
Il primo perché mi mostra come le recinzioni siano utili al loro scopo di tenerti fuori o dentro solo se guardi ai paletti.
Ma se guardi agli spazi tra i pali si trasformano in porte aperte.
Il secondo invece mi insegna che l’amore non si misura con le parole, ed è fatto più di attese che di ritorni.
E che una promessa è una promessa.
Ogni giorno, ogni giorno che il Signore mette in terra, ho unmotivo, diecimotivi, centomotivi, millemotivi per essere grato a qualcuno o a qualcosa.
E non è che non vedo tutte le ragioni per non esserlo, ma non mi piego alla logica per cui se qualcuno è dalla parte che non mi piace, allora nessuno è mio fratello.
E invece, nelle tante storie che mi si spiaccicano contro, come moscerini sul vetro, riconosco una trama invisibile al cervello.
Una trama fatta di sospiri lunghi come dolori, di risate forti come tempeste, di solitudini da eremiti e sogni da riempire vagoni.
E in questa trama, io mi nutro e cresco.
Senza chiedere nulla, senza pagare nulla, questa acqua mi innaffia, bagna le mie radici e rende verdi le mie foglie.
Cresco, ogni volta che vedo qualcuno che ci prova.
Che cade, ci riprova.
Che legge e rilegge la storia.
A volte riesce. A volte cade.
A volte si rialza.
Interpretando il ruolo che deve.
Testimone involontario, ai miei occhi, dell’unico destino che ci accomuna.
Uomini, animali, piante.
Quello di andare avanti.
E nel contempo lasciare piccoli segni visibili del nostro passaggio.
Niente di che.
Ma solo quel profumo che decora le stanze quando ospitano qualcuno che sentiamo vero, sincero, in viaggio consapevole verso il suo destino.
E’ una questione di gratitudine.
Ecco si, quel debito che sento si paga solo con la gratitudine, non è questione di soldi.
E’ una questione di riconoscere che siamo tutti il riassunto di tante altre storie.
E di questo io sono grato.
Agli autori sconosciuti e conosciuti che firmano ogni giorno la mia vita.
Grazie.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
4 Comments
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Sono un artigiano di Treviso “casa e bottega” che non vuole mollare, che crede si possa fare di più, che ogni giorno aggiunge alla fatica, la gratitudine per un nuovo giorno da far diventare positivo con il proprio modo di essere e di rapportarsi agli altri.
DARE è il sistema e lo sto imparando da te. Quando uno dona sè stesso riceve in cambio quell’energia che ti aiuta a non mollare.
Grazie, un grande GRAZIE di cuore.
Sono uno solitamente ottimista, ma ogni tanto le “cose” non vanno per il verso giusto. I piccoli segnali di una trama positiva ci sono tipo incontrare questo scritto questa mattina. Grazie stampo e porto con me.
Matteo
Grazie per i tuoi libri, sono molto belli e pieni di speranza.
ciao
Il debito si paga con la gratitudine, è vero, e anche continuando l’opera per chi non ha più potuto farlo o non può farlo ora- come se stessimo lavorando tutti allo stesso mosaico. Perché È lo stesso mosaico. Se non metto una tessera io, mettila tu…e se la metti tu ho la stessa soddisfazione come se l’avessi messa io. E se la metto io, voglio metterla anche per te.