A volte mi sento fuori posto. Quando mi chiedono un’opinione sui tempi che corrono, su tutto ciò che si doveva e si dovrebbe, su ciò che non va e ciò che è sbagliato, mi sento impreparato. Come quando mi hanno cambiato la materia d’esame alla maturità.
E mi si chiede cosa penso di questo mondo che corre e che non da più garanzie.
E mi si chiede dove andremo a finire e perché chi comanda non fa di più e non fa diversamente e perché.
Io come un maturando sfortunato, mi arrabatto, ma so in fondo che quella non è la materia che ho approfondito.
Ma tant’è.
Io lo so che questo mondo non mi piace in tutti i suoi aspetti e che mi piace di più quello del Mulino Bianco.
Ma serve che lo dica?
E’ curioso il tempo che passiamo a parlarci addosso.
Secondo me è una mutazione genetica dell’eredita del melodramma e della commedia dell’arte.
Questo Paese ha un enorme dotazioni di opinionisti e allenatori, mister e coach, urbanisti e giocatori di fantacittà e di fantacalcio che dividono sempre tutto in due.
Il giusto (loro che non fanno) e lo sbagliato ( gli altri che fanno).
Tutti pienamente sicuri che qualcuno debba sistemare, tirare, parare, costruire, legiferare, spostare, sistemare, così che tutto vada meglio.
Io non sono preparato in questa materia.
Non ho aperto quei libri e non lo dico per polemica.
Ma per onestà.
Non ho studiato per dire cosa fanno gli altri di sbagliato e se non mi piace come il meccanico mi pulisce l’auto, penso che dovrei trovarne un altro, oppure pulirmela da me.
In breve ho solo provato e provo tuttora a comprendere cosa ho fatto, cosa sto facendo e cosa farò di buono o di cattivo.
E di cercare un pezzetto di felicità, ricordandomi che se anche gli altri lo sono, lo sarò un po’ più anch’io.
Allora mi sforzo di dire la mia.
E mi viene in mente che, qualunque sia la mia direzione, parto da un gradino alto, molto alto.
Fatto di sazietà, di benessere diffuso, d’incolumità, di possibilità di leggere, studiare.
Diritti negati a più del novanta per cento dell’umanità.
E mi viene in mente che già il fatto di avere la serenità di potere riflettere, discutere e agire è una plausibile risposta, non tanto alla domanda “cosa stanno facendo per me?”, ma alla domanda “io ho possibilità?”.
Non sono più un bambino e capisco la durezza di un mondo in cui dobbiamo fare i conti con una finanza spesso arrogante e un capitalismo a volte senza freni e senza morale.
Ma attenzione, che le vittime di questo non siamo noi, ma miliardi di persone che ancora hanno una ricchezza infinitesimale rispetto alla nostra.
Semmai noi godiamo dei frutti di questo sistema. Almeno per ora.
E in futuro?
La mia risposta sta nella capacità di riconoscersi attivamente come attori e non come spettatori.
La lamentela, la pretesa di vedersi riconoscere diritti esclusivi e negati a tanti altri senza buttare sul piatto nulla di nostro, di personale, è un isterismo, un piagnisteo, un pestare i piedi che non fa onore al nostro dovere di difendere la ricerca della felicità, per noi e per quelli che sono, per qualche motivo, più deboli di noi, e che contano su di noi.
Io non sono nemmeno preparato a spiegare come mantenere i propri privilegi a svantaggio di paesi e gente meno fortunata.
Io sono più capace di dire come funziona il gioco in cui siamo entrati.
E funziona che, quando aiuti qualcuno a risolvere un problema, hai in cambio un’altra soluzione.
Se non ti piace, se non ti va, il gioco ora ha confini abbastanza vasti da permetterti di cambiare. Ed è un privilegio anche questo.
Hai persino la possibilità di sanzionare.
Puoi punire la finanza, puoi punire le aziende, puoi punirei media, come consumatore e con solo l’aiuto di un pc collegato in rete, puoi fare sentire tutto il tuo disaccordo e penalizzare chi secondo te non si comporta adeguatamente.
Si può fare.
Ma come si nota, la parola è “fare”.
Se ti piace troppo quello che c’è, allora per forza non fai.
Perché, nel totale, ti va bene così.
Sarebbe meglio un mondo in cui qualcuno non ti mette davanti a questa necessità di ingegnarti e agire?
Sicuramente si, se la vediamo da un punto di vista egocentrico e basato sul principio del minimo sforzo.
Ma un mondo così, ha la caratteristica di avere bisogno di schiavi.
E questo è immorale, più di quello che viviamo ora probabilmente.
E’ come quello di prima, del tutto garantito.
Senza contare che il prossimo schiavo potresti essere tu.
Intendiamoci, non ho simpatie per i privilegiati, come non le ho per chi reputa che il suo destino è stare a carico del prossimo.
A me interessa chiedermi da dove cominciare la rivoluzione.
E per quanto studi, legga e osservi, l’unica cosa perché finisca bene, è cominciare da me.
Ecco.
Se dovete interrogarmi, chiedetemi di questo, cosa tento di fare io.
Per tutto il resto, consideratelo un debito formativo.
Prima o poi rimedierò.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
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Giuro, non è una bugia né un maldestro tentativo di escamotage…
Ma proprio tra ieri e oggi pensavo ad una cosa (tant’è che me lo ero appuntato come riflessione da pubblicare nel mio profilo FB oggi pomeriggio o domattina).
Pensavo: ” Sì, però… Leggo tanti begli articoli. Ascolto tanti bei discorsi. Assisto, oppure so, di tanti bei convegni dove si discute, si disserta, si ragiona sul futuro e su come affrontarlo.
Ben vengano! Sono stimolatori di neuroni… Fonti e spunti di nuove idee…
Però mi piacerebbe sapere quale è la percentuale di coloro che – una volta usciti dalle sale di queste iniziative – mettono in pratica “cose” originate dalle idee ricevute/emerse in determinati contesti.
Perché a me ha lasciato sempre incuriosita l’effetto “onda lunga”…
Inoltre mi domando se tutto questo dissertare, non stia diventando una fuga dalla realtà, rifugiandosi in riflessioni dove ce la si racconta addosso evitando le soluzioni possibili (che magari costano anche un po’ di fatica).”
Era esattamente questo che pensavo. E trovare, in forma diversa e con parole forse un pochino diverse, questa tua riflessione (mi sembra sostanzialmente simile nel contenuto, almeno credo), mi fa pensare che forse non sono proprio l’unica ad intravedere qualche “stranezza”.
Che poi, come persona di successo (famoso participio passato di “succedere”), ti venga chiesta una sorta di ricetta risolvi-problemi…. Beh, penso che sia “normale”. E credo che ti ci debba rassegnare.
Grazie e buon proseguimento!
Non so se ci avete fatto caso ma sempre più spesso siamo alla ricerca di specialisti che ci dicono come dobbiamo comportarci, che ci dicono come dobbiamo agire, credete, il mio non é un delirio di onnipotenza, sto solo cercando di dire che a volte aspettiamo da altri consigli che si potrebbero definire niente di più che “buon senso„.
I migliori specialisti potremmo essere noi, ogni uno con le proprie competenze, abilità e attitudini.
Yes… ma con questo non assolviamo tutta una serie di dirigenti strapagati (d’azienda, politici…) per fare il loro lavoro (si suppone al meglio) e inveco producono 0 o soluzioni di una inefficienza e inefficacia paurosa se non dannosa.
il Molise terra di nessuno a livello geopolitico…ma anche balcone d’Italia se vogliamo…divide spacca l’Italia in due..tra nord,centro &sud…Tante belle parole, pensieri…ma poi vi sono tante fughe di cervelli la generazione di bamboccioni come qualcuno ha voluto chiamarci
non ha via di scampo che rifare la famosa valigia di cartone e fare tecnologia dell’innovazione R&S marketing all’estero ahimé!!!Il Molise intorno and after second degree non mi ha voluta come lav.dipendente perchè forse sapevo parlare quattro lingue?!!!mah fino a qualche anno fa veramente volevo fare la valigia e mostrare in Europa il mio bagaglio educativo culturale, ma oggi sono più che convinta che l’Italia,se vogliono tutti a partire da noi quarantenni e la new generation (dal basso secondo la famosa “democrazia e la libertà di pensiero e di voto)
ricominciare a sollevare questa sit-commedy…(vedi paesi dell’UE &company…ritornare al MADE in ITALY e non solo made in EUROPE…
Fatti non soltanto belle parole ad i vari seminari & convegni!!!
Rimangono i soliti quattro amici al bar che non vogliono aggiornarsi
nel lavoro e non vogliono lasciare il loro desk!!!
Sofia.