Abbiamo l’opportunità di scegliere tra i tanti che parlano e cercano di spiegarci il mondo. Possiamo lasciarci imbonire e sedurre da idee a buon prezzo o possiamo decidere di mettere in discussione tutto, noi compresi. Quest’ultima è la strada che ho scelto da ormai diversi anni. E la strada che sicuramente ha scelto Nassim Taleb, un gigante del pensiero contemporaneo. Un raro esempio di pensatore applicato, concreto, il trait d’union tra la sporca vita di ogni giorno e l’eccellenza.
D’altronde, chi se non lui? Chi, se non la persona il cui “hobby” principale è “prendere in giro le persone che prendono sé stesse e la qualità delle loro conoscenze troppo sul serio”.
Chi se non la persona che ha descritto la lunga vicenda umana in questo modo:
“Le persone hanno bisogno di essere accecate dalla conoscenza – siamo fatti per seguire i leader che possono riunire le persone perché i vantaggi dell’essere in gruppi hanno la meglio sugli svantaggi dell’essere soli. È stato più proficuo per noi legarci insieme nella direzione sbagliata che essere da soli nella giusta. Coloro che hanno seguito l’idiota assertivo piuttosto che la persona saggia introspettiva ci hanno passato alcuni dei loro geni. Questo è evidente da una patologia sociale: seguaci di raduni psicopatici.”
Detto questo, ho avuto l’onore di parlare con Nassim Taleb. Una chiacchierata in occasione del Leadership Forum 2018, organizzato da Marcello Mancini e Performance Strategies, un evento unico e senza retorica, di rara intensità ed utilità.
Mi sono sentito davvero fortunato nell’avere questa opportunità di un vis-a-vis con uno scrittore di cui ho un rispetto ed una ammirazione totale per la sua profondità, cultura e per le mille sollecitazioni a cui sottopone il tuo cervello con i suoi libri.
Non capita tutti i giorni di incontrare Taleb Nassim e per questo ho pensato di sintetizzare in scritto quello che ho compreso.
Alcuni dei concetti riportati mi sono stati ribaditi da Nassim, mentre aspettavamo un cerotto che avevamo chiesto alla Reception dell’Hotel, visto che il nostro autore aveva avuto un piccolo incidente al dito chiudendo la valigia, segno che piccoli Cigni Neri succedono davvero a tutti.
Un problema da esperti
Il problema degli esperti, dice da sempre Taleb, è che “non sanno cosa non sanno”. Una frase che fa sempre sorridere ma che rivela molta verità, specie se vivi nell’era dei social e degli esperti/evangelist/risolutori-illuminati-di-problemi-altrui.
Potremmo dire che sono coloro che hanno volontariamente dimenticato e fatto dimenticare quel socratico “io non so di sapere” che in fondo è l’unica molla per saperne di più e cavarsela in questo mondo.
Quando, molti anni fa, ho iniziato il mio viaggio nel mondo della motivazione e della formazione, l’ho fatto in virtù di queste parole, “io so di non sapere”. Parole che ancora oggi mi spingono a saperne di più, iniziare ogni giorno dalle aste, non sentirmi depositario di alcuna verità; anche perché, come dice Luciano Ligabue e amo ripetere, tutti sappiamo già perfettamente come sbagliare da soli senza farcelo suggerire da altri.
Taleb è ancora più chiaro in proposito: “Chiunque faccia affidamento sugli “esperti” è un tacchino.”
Per comprendere meglio il suo pensiero, e per certi versi la situazione nella quale ci troviamo, penso sia utile un divertente aneddoto raccontato proprio da Taleb in “Antifragile”.
C’è un aneddoto su un tale professor Triffat (ho cambiato il nome perché la storia potrebbe essere apocrifa, anche se, da ciò che ho sperimentato direttamente, è molto tipica), uno degli accademici più citati nel campo della teoria delle decisioni, che ha scritto il manuale fondamentale della sua disciplina e contribuito a sviluppare una cosa ambiziosa e inutile chiamata «processo decisionale razionale», carica di assiomi e assiomucci ambiziosi e inutili e di probabilità ancor più ambiziose e inutili. Triffat, che allora lavorava alla Columbia University, si arrovellava sulla decisione di accettare un incarico a Harvard (molte persone che parlano di rischio possono trascorrere la loro vita senza imbattersi in rischi decisionali più grandi di questo). Un collega gli suggerì di utilizzare alcune delle sue stesse Tecniche Accademiche Estremamente Rispettate e Onorate e Premiate sulla «massima utilità attesa», visto che, come gli disse, «tu scrivi sempre di questo». Triffat rispose, infuriato: «Ma via, questa è una cosa seria!».
“Sappiamo dire (quasi) sempre bene cosa è già accaduto e ciò che conosciamo”
L’approccio che Taleb ha nei confronti dei futurologi e degli analisti è analogo.
In una conferenza in Sud Corea, Nassim non riuscì a trattenersi di fronte alle previsioni quinquennali e disse al pubblico “la prossima volta che qualcuno ti mostra previsioni, chiedi di farti vedere quelle che aveva fatto gli anni passati”.
“La prossima volta che qualcuno ti mostra previsioni, chiedi di farti vedere quelle che aveva fatto gli anni passati”. Condividi il TweetPer chi conosce il pensiero di Taleb, anche in piccola parte, è in fondo il concetto del Cigno nero: eventi rari e imprevedibili dei quali ci accorgiamo solo una volta accaduti e dei quali continuiamo a parlare anche una volta passati.
“Gli eventi che non sono ripetibili vengono ignorati prima che accadano e sopravvalutati dopo (per un po’ di tempo). Dopo un Cigno nero, come quello dell’11 settembre 2001, la gente si aspetta che si ripeta, quando invece le sue probabilità sono diminuite.”

Collegandoci anche al punto precedente, chi potrebbe allora essere un “vero esperto” e di chi potremmo fidarci? Spulciando il pensiero di Nassim forse troviamo un indizio. Un vero esperto ad esempio era ritenuto Umberto Eco (ne parla ne Il cigno nero), un uomo che possedeva una libreria di oltre 30.000 volumi.
Di fronte a una biblioteca così imponente, la maggioranza delle persone direbbe “ma li hai letti tutti?”, solo una piccola minoranza che capisce che una biblioteca personale non è un’appendice del proprio Io, ma uno strumento di ricerca. I libri non letti sono molto più preziosi di quelli letti. Una biblioteca dovrebbe contenere tutti i libri su argomenti sconosciuti che i nostri mezzi finanziari, le rate del mutuo e le difficoltà del mercato immobiliare ci consentono di acquistare. Via via che avanziamo nell’età accumuliamo più conoscenze e più libri, e i libri non letti che ci guardano minacciosi dagli scaffali sono sempre più numerosi. Anzi, più si conosce e più si allungano gli scaffali dei libri non letti. Chiamiamo l’insieme di tali libri «antibiblioteca».
Per tornare al rischio, il problema è che “il Cigno nero nasce dalla nostra incomprensione della probabilità delle sorprese, di quei libri non letti, perché prendiamo un po’ troppo sul serio ciò che conosciamo.” E forse l’ammissione di ciò che non conosciamo, l’ignoto, dovrebbe essere preso in maggiore considerazione.
La differenza la fa ciò che non conosciamo ed è una strada piena di rischi
“Se vuoi far fallire un cretino, forniscigli informazioni.”
Qui penso entriamo nella parte più originale ed interessante per chi è impegnato quotidianamente nel business o ancora di più nel campo dell’innovazione. La strada per fare qualcosa di straordinario, del quale ne valga la pena, che le persone ameranno e acquisteranno, si trova lungo una strada incerta e piena di rischi. Rischi che Taleb non esita a dire di correre, quotidianamente.
La cosa (l’incerto, il cigno nero) riguarda tutti i settori. Pensate alla «ricetta segreta» per ottenere un grande successo nel settore della ristorazione. Se fosse nota ed evidente qualcuno l’avrebbe già proposta e sarebbe diventata banale. Per ottenere un grande successo nella ristorazione è necessaria un’idea che l’attuale popolazione dei ristoratori non possa concepire con facilità. Dev’essere lontana dalle aspettative. Più la riuscita di una simile impresa è imprevista, minore è il numero dei concorrenti e maggiore è il successo ottenuto dall’imprenditore che la mette in pratica.
Un pensiero che non posso esimermi dal condividere e applaudire e del quale, nel mio piccolo, ho cercato di farmi portatore anche potendo contare su altri grandi maestri (vedremo tra poco qualche analogia). Qui mi piace ricordare che proprio nello stesso evento in cui ho incontrato Taleb, ho avuto anche il piacere di chiacchierare con Magnus Lindkvist, futurologo e autore di “La forza delle piccole idee. Minifesto per riappropriarsi del futuro” – tra qualche giorno sarà disponibile il video dell’intervista per Performance Strategies anche su questo blog.
Lindkvist ha ribadito con forza quello che è l’approccio, poco sensato, dell’innovazione e della produzione: mediamente, l’idea è cercare qualcosa di già fatto in qualche posto e proporlo in qualche altra parte, a volte solo leggermente modificato. Per dirla con Nassim: “una strada sicura e poco intelligente”
Nel mio piccolo, ne avevo parlato anche in “Risultati solidi in una società liquida”: “Tutti conoscono le strade comuni, e le intasano, creando code di gente che sbuffa e si spazientisce ma che poi resta ferma in fila.”
Non parliamo però di cercare il fallimento e correre verso le catastrofi
Di sicuro ciò che serve non è superficialità o un eccessivo, e ingenuo, entusiasmo. Taleb ha ribadito più e più volte che bisogna correre rischi, piccoli rischi, rischi quotidiani ma stare alla larga dalle catastrofi.
Come dire è nei piccoli rischi che possiamo correre senza morirne che stanno le opportunità, ma si tratta di evitare o assicurarsi per quelli potenzialmente mortali – qui mi viene in mente l’importanza di avere sempre un Piano B.
Amare il Caos
Ho infine chiesto a Taleb di spiegarci il concetto di “antifragilità” e quali siano le “doti” per sopravvivere al rischio e prosperare grazie al rischio. L’autore mi ha ripetuto con forza 4 parole: caos, tempo, volatilità, errori.
- Il caos
Un esempio interessante citato da Taleb è quello di Chaos Monkey, il sistema attraverso cui Netflix porta e sperimenta volontariamente il caos sulla propria piattaforma.
In sostanza si tratta di piccoli esperimenti casuali che testano la capacità della piattaforma di Resistere e Resiliere.
- Amare e cercare la volatilità
Si collega al cercare di lavorare nelle aree in cui “non sappiamo”. Taleb può parlare di volatilità grazie alla sua grande esperienza da trader, ma il concetto è replicabile anche fuori dalla finanza. Secondo Taleb, ciò che è suscettibile a frequenti cambiamenti non è necessariamente negativo, anzi. Il trucco è esporsi a piccole oscillazioni negative ma cogliere grandi vantaggi nei momenti positivi.
Quanto alla volatilità e al rischio, potrebbe essere interessante ascoltare cosa disse in merito Warren Buffet.
- Tempo
Il tempo è ancora oggi la misura più onesta e precisa. Taleb ha insistito sulla teoria dei “vent’anni”.
“Se vuoi vedere come sarà il mondo in futuro, togli tutto ciò che è stato inventato meno di vent’anni fa, e saprai cosa rimarrà.”
Un messaggio che potremmo leggere da monito e da speranza: pensiamo ai robot ma anche all’eccessiva fiducia del quale hanno goduto alcune piattaforme social negli ultimi anni.
In definitiva il tempo é la variabile discriminante, ciò che dice cosa sia antifragile e cosa no.
“Qualunque cosa tragga più vantaggi che svantaggi dagli eventi casuali (o da alcuni shock) é antifragile; in caso contrario, è fragile.”
- Errori
Correre piccoli rischi ci espone agli errori. È naturale, fisiologico e, probabilmente, è un ottimo indizio che ci dice che siamo lavorando nella direzione giusta. Come piace ricordare a Taleb, d’altronde: “Un mondo senza errori non avrebbe la penicillina…”
“Un mondo senza errori non avrebbe la penicillina...” Condividi il TweetCosa mi porto e su cosa reputo sia necessario lavorare
Incontrare Taleb, un autore del quale avevo già letto tutti i libri e apprezzato il suo pensiero, è stata una opportunità incredibile. Mi ha inoltre portato a ragionare ancora più a fondo sul mio lavoro, sui progetti futuri e quelli che già sto mettendo in piedi. Volendo cercare di incastrare i suoi spunti con i miei, penso ci siano due punti sui quali ragionare.
- Essere stoici
Negli ultimi mesi sono stati molti a darmi “dello stoico”.
Ho sempre considerato l’approccio stoico tra i più intelligenti, meno appariscenti e più recuperabili in questa fase della storia, complessa e volutamente esasperata. Ritengo sia davvero la strada da percorrere, facili entusiasmi e grande positività funzionano più nei libri che nel mondo reale.
“Vedo il moderno saggio stoico come una persona che trasforma la paura in prudenza, il dolore in informazione, gli errori in nuovi inizi e il desiderio in iniziativa.”
- Sempre un Piano B
Sono ormai 10 anni che insisto sull’esigenza di dotarsi tanto di un progetto futuro quanto di un adeguato Piano B. Esigenza che diventa urgente in momenti di grande incertezza e complessità.
Una chiave di lettura nuova, che sto portando avanti, è quella che vuole promuovere il piano B non come mera ruota di scorta ma come migliore e dignitosa alternativa.
Rileggendo Taleb forse si potrebbe osare di più: creare un piano B che sia l’esaltazione dell’incertezza, antifragile, che migliori addirittura rispetto alle previsioni e rispetto all’assenza di rischio.
“Un’opzione è ciò che ci rende antifragili e ci permette di beneficiare del lato positivo dell’incertezza.” #Taleb Condividi il TweetI Cigni neri, l’Italia e l’Europa
Non pretendo che questo post rappresenti la grandezza di un autore così ricco ed interessante, ma spero che anche chi non ha avuto la possibilità di essere al Leadership Forum di Performance Strategies, possa trovare qui i tanti stimoli alla azione che sono arrivati a molti dei presenti.

Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.