A cosa serve risparmiare?

In Graffi sull'anima
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A cosa serve risparmiare?A fare fronte a necessità future.

Le necessità possono essere tante e diverse.

Da quelle più simpatiche e costruttive, a quelle più tragiche e drammatiche.

Il risparmio serve a cristallizzare energie oggi, per poterle usare domani.

Acquistare una casa, fare fronte al costo delle cure per una malattia, pagare un debito di una persona cara, lasciare un’eredità, dire di no ad un lavoro inadeguato.

Sono solo alcune delle situazioni.

Il denaro ha permesso grandi passi avanti nella democratizzazione della società.

La traducibilità delle capacità individuali in moneta ha permesso anche a chi non fosse nobile o possidente di famiglia, ma fosse in compenso abile, scaltro e attivo, di creare ricchezza ed affrancarsi dalla necessità.

Ha reso possibile la permeabilità sociale e una maggiore individualizzazione dell’esistenza.

Dare un valore a tutti i beni, servizi inclusi, ha permesso di potere vivere affrancati dalle comunità e famiglie.

Forse persino troppo. Questo è un tema delicato e soggettivo.

Questa è un’altra storia, che prima o poi affronterò.

Qui il punto che mi piace toccare è invece che ho riscoperto con l’età il valore enorme e dimenticato del risparmio.

Io, con tanti altri baby boomer, figlii della giornata del risparmio, ispirata ne 1924 da un economista italiano, Maffeo Pantaleoni e che si teneva nelle scuole il 31 di ottobre, quando ci regalavano un salvadanaio inespugnabile, inoculandoci un vaccino contro il consumo sconsiderato, me ne ero quasi scordato.

Adesso tra le golose piattaforme di acquisto online e i crack delle banche questo concetto del risparmio appare demodé e chi accantona si sente un becero e avido boicottatore della ripresa economica, soprattutto quando i commentatori governativi sottolineano che ci sono troppi capitali improduttivi.

Faccio il commerciale da quando ho iniziato a lavorare, ho iniziato vendendo giornali porta a porta. Ho fondato un magazine sulla vendita. Scrivo libri sulla vendita. Mi piace da morire vendere.

So di cosa parlo.

Siamo tutti nel business del fare spendere gli altri, per potere poi risparmiare noi.

Non è in discussione il fatto che qualcuno faccia questo lavoro importante e abrasivo.

E’ in discussione che ciascuno di noi come consumatore e cittadino abdichi invece alla sua responsabilità di decidere attentamente cosa acquistare e quanto risparmiare.

Il sistema è fatto per produrre ricchezza, non felicità o serenità.

Chi ci gioca deve saperlo, senza passare la palla della responsabilità.

Per me rimane un punto che discuto spesso con mio figlio adolescente.

“Risparmia. Fotti il sistema o lui fotterà te . Risparmia”.

“Spendi in quello che ti rende felice. Fotti il sistema o lui fotterà te. Spendi solo in quello che ti rende felice, ammesso che tu lo sappia”.

Adesso che ho qualcuno di cui, per certo, ho a cuore il futuro, non ho dubbi.

Avere dei soldi da parte serve per non dovere sacrificare la propria dignità.

La dignità che perdi quando devi dire a tuo figlio che non potrà frequentare la scuola che vorrebbe perché è privata e costa.

La dignità che perdi quando lasci i tuoi vecchi genitori senza assistenza.

La dignità che perdi, quando devi dire di sì a capi sgangherati, incontentabili, irragionevoli e squilibrati perché ti servono quei mille euro che sennò in ferie non si va.

E potrei aggiungere altri mille casi, anche più drammatici, che in tanti abbiamo sperimentato.

E occhio, che il risparmio è diverso dall’investimento.

Il primo deve dare certezza di farsi ritrovare.

Il secondo invece ha dentro il concetto di rischio.

E il rischio non aiuta a fortificare la dignità.

La dignità si nutre di solidità.

Morale, psicologica, fisica e monetaria.

Per le prime tre ci sono le religioni, le filosofie e le palestre.

Che vendono soluzioni.

Guarda caso la quarta non ha grandi scuole o profeti.

Al giorno d’oggi non si guadagna consigliando di risparmiare.

E questo è proprio il buon motivo per diventare autodidatti alla svelta.

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