Non penso di essere particolarmente intelligente e ogni sera mi chiedo se ho imparato qualcosa di buono o se ho solo riempito il diario della mia esistenza con una X, segnata in nero sul calendario, accartocciando il foglietto che segna la data e il santo del giorno per buttarlo nel cestino sbordato del passato.
Oggi mi sono imbattuto in diverse piccole storie, forse più colorate del solito e stasera, che è sabato e domani non devo alzarmi presto per versarmi e nuotare controcorrente nel frullatore quotidiano, mi permetto di ripensare e scrivere.
Oggi ho corso. Veloce. Per un ora intera. Passando davanti alle ringhiere un po’ nuove e un po’ vecchie nelle strade più solitarie del mio paese.
Quando corri come cura cerchi qualcosa che non sta da nessuna parte. Cerchi risposte nei posti sbagliati perché non c’è un posto giusto se non nel tuo cuore. E quello ce l’hai a disposizione sempre, anche mentre stai sul divano o alla scrivania, ma è quasi nuovo perché lo usi a poco.
Sarà per questo che quando corri e lui comincia a battere più veloce, sale con i suoi dubbi e le sue manie fino a toccare quei budelli di cervello che di solito tieni paralizzati, come congelati, per evitare che si scaldino di rabbia o di troppo amore.
Quando questo piccolo incantesimo avviene, le domande e le risposte se ne escono avviluppate come la treccia di una bella bambina o la crocchia di una vecchia signora, candide o grigie di ingenuità o saggezza.
Ecco, correndo ho incrociato con lo sguardo un primo cartello. Di quelli vicini alla cassetta della posta. Destinati a chi suonerà il campanello. Di quelli appesi alle cancellate. Una bella casa. Di quelle che ti fanno pensare che il bello potrebbe risanare il mondo. Diceva: “Attenzione, in questa casa siamo tutti molti nervosi” e mostrava un cane cattivo.
Pensavo di avere letto male. No. Era proprio così.
Corro. Corro. Corro.
Perché non è mica normale appendere un cartello così destinato al prossimo.
Fa stare male me, che non devo entrare e corro, per scappare dai miei pensieri cattivi, figuriamoci a chi deve entrare.
Le parole guariscono. Le parole fanno ammalare.
Oggi il destino ha deciso che è la giornata dei cartelli.
Dopo un paio di chilometri eccone un altro. Sul cancello di una casa un po’ meno bella, questo dice “attenti al cane… e al padrone” e rappresenta una mano che impugna una Magnum, una pistola che ammazzerebbe un bufalo.
Corro. Corro. Corro. Ancora più veloce. Scappo da un mostro nero che mi si è parato di fronte assieme a quel cartello.
E’ il mostro dell’intolleranza, della paura e del cinismo.
Un mostro che butta via il bambino con l’acqua sporca e che ti urla nelle orecchie di chiudere tutto, finestre, porte, occhi, orecchie e alla fine anche la bocca… tanto puoi sempre mettere un cartello. Definitivo come un catenaccio. Inappellabile come una condanna a morte. Irragionevole come un cappio.
Il cappio che strangola la tua umanità e che inizia piano piano a soffocarti.
E lentamente muore di anossia la tua possibilità di aiutare il mondo a stare in piedi, magari barcollando, ma rimanere in piedi.
Un cappio che non fa distinzione e che dice “lasciatemi solo e non rompete”.
E non in discussione il diritto a rimanere soli.
Discuto il diritto a inquinare la mia idea di uomo o di donna.
Di gente che pensa che un futuro sempre migliore non solo sia possibile ma che sia una certezza.
Ecco corro fino ad essere stanchissimo mettendo a tacere per sfinimento la rabbia che mi è salita al pensiero che mio figlio veda quei cartelli e mi domandi perché.
Poi oggi accade un terzo incontro. Con un gruppo di donne. Parliamo e si presenta il nuovo libro di una amica. E allora si parla di amore, di difficoltà e scelte. E i miei pensieri partono sibilando verso Venere. Mi accorgo che tutte le frasi finiscono con una speranza. Con una apertura. Con una ipotesi buona e luminosa. Magari non facile. Ma sempre uno scalino verso il “si potrebbe tentare”.
Mi accorgo che quei cartelli sono di sicuro opera di uomini.
Una donna non li avrebbe mai messi a meno che non abbia studiato per fare l’uomo.
Fenomeno mortale che accade.
Ecco stasera riflettevo su questo.
Noi uomini, o molti di noi si potrebbe azzardare, sapremo anche aggiustare caldaie e leggere le cartine stradali ma abbiamo ancora troppi peli e poco cuore.
Come i gorilla solo che loro non appendono quei cartelli e forse non lo fanno perché hanno capito che non serve e forse perché il loro cuore se lo portano sempre appresso.
Noi non più.
Noi non ancora.
Dovremmo ritentare.
“Non era stupido, era semplicemente senza idee. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell’uomo”.
Hannah Arendt
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Manager, Advisor, Autore, Speaker|
Per oltre trent’anni sono stato nel mondo delle vendite, iniziando da agente sino ad arrivare ad occupare posizioni apicali in aziende come Diesel, Adidas, 55DSL, OTB.
Parallelamente ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della motivazione e della crescita personale, convinto che spetti sempre a noi prendersi la responsabilità delle nostre esistenze.
Questo mi ha portato a studiare, cercare, testare, risposte ai continui quesiti della vita e del lavoro, come: “Perché alcune persone sono in grado di correre ultramaratone e altre faticano ad alzarsi dal divano?” “E perché le stesse persone che corrono una ultramaratona nel weekend, in ufficio svogliate ti rispondono: Prenditela tu la risma per la stampante?”
Da ormai vent’anni ho fatto di questo il mio lavoro e la mia missione, aiutando individui e organizzazioni a raggiungere gli obiettivi mantenendo la propria umanità.
Alcune delle aziende e organizzazioni con le quali ho collaborato, come formatore e speaker, comprendono: Amway, Banca Mediolanum, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bayer, Calzedonia, Cassa Centrale ,CNA, Confartigianato, Confindustria, Giuffrè Editore, Herbalife, Juice Plus, Just Italia, JUUL, LIoyd’s, Liu·Jo, Lotto, Nespresso, Revlon, Scavolini, Sony Italia, UNIPD, Wella e molti altri.
12 Comments
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Sei semplicemente fantastico Seba. Sei riuscito a farmi capire perchè devo devo e devo iniziare a correre!!!!
Grazie
Francesco
CHE DIRE .LA PAURA E SEMPRE FRUTTO DELL’IGNORANZA .E POI A DIRE LA VERITA FANNO SOLO MALE A CHI HA LA CAPACITA DI VEDERE LO STATO D’ANIMO DELLA PERSONA CHE LI HA SCRITTI.E’ BELLO CHE TU CI SIA.CIUAO
A TE VOIO BEN
Lo immaginavo che un’oretta alla settimana te la facevi!
troppo un fisico da runners…..
PS:ti leggo sempre volentieri.
Tu osservi. Molti non vedono. Immersi nelle oscenità l’apnea diventa disciplina quotidiana, occhiali scuri per non vedere mostri scuri. C’è un forte odore di chiuso là fuori.
Io correvo. Era molto doloroso.
Grazie!
La gente ha paura di essere buona.
Ci vuole un gran coraggio per essere buoni, abbassare le difese, essere trasparenti, trattare gli altri come si vorrebbe esser trattati.
Però credo che sia l’unico vero modo per godersi veramente la vita…
Il bello della corsa è che si pensa un sacco.
ll brutto della corsa è che si pensa un sacco.
Fino all’ora si riesce ad essere lucidi e si fanno dei pensieri molto profondi, come questo che hai condiviso con noi. Dall’ora in poi, quando si va verso i 20 km o più…mah…ogni volta non ricordo a cosa ho pensato.
Quindi: meglio correre solo fino all’ora, perchè poi si riescono a riassumere gran belle riflessioni
ma che meraviglia questo articolo!!!!
Sei incredibilmente straordinario Sebastiano! E’ vero…possiamo allenarci ad avere meno paura e ad amare di più. 🙂 E.
Ciao Seba,
è vero che siamo in un momento dove molte persone vedono la loro vita in un un paesaggio pieno di guerre, delitti e futuri neri e negativi.
Ma non è così e, se anche lo fosse, farei di tutto per non crederci o per trovare il modo di fare tutto quello che posso per migliorare le cose.
Forse queste persone non sanno che vivono in un mondo di persone e che solo con l’amicizia, la generosità, la disponibilità e la collaborazione verso il prossimo, si riescie a migliorare la vita e quindi il mondo.
Voglio fare il cattivo.
Forse queste persone sono al mondo solo per nutrirsi del loro egoismo e sapendo di non essere soli non desiderano essere disturbati nei momenti in cui sono “Infelici”.
Mi dispiace molto per loro, e un po mi fanno pena.
Un grande augurio di buon anno a te Seba e un augurio a queste persone affinche migliorino la visione della loro vita e l’amore per le altre persone.
PS: Forse andrebbe spiegato a queste persone cosa vuol dire avere come dentista il dottore di Napoleone, Oggi!
Giuseppe
“Mi accorgo che quei cartelli sono di sicuro opera di uomini.”
Su questo non sono d’accordo. Purtroppo la macro realtà racconta di donne complici di uomini “mostri neri”.
Da donna mi chiedo come si possa continuare ad essere moglie, per esempio, di un dittatore sanguinario.